La rilettura del messaggio evangelico in chiave di "uguaglianza sociale" e di "pari opportunità" tra uomini e donne mi ha permesso di trarre insegnamenti per me nuovi o poco rilevati che desidero condividere.
Senza la pretesa di fare un'analisi psicologica delle donne che hanno incontrato Gesù, il mio intento è solo di ritrovare, nelle donne di duemila anni fa, motivazioni, problemi sociali, sentimenti e incomprensioni che, purtroppo, affliggono le donne ancora oggi, e capire come Gesù li abbia risolti allora e, quindi, come potrebbe risolverli anche ora.
Certamente nella condizione sociale delle donne tra le varie civiltà si possono riscontrare diferenze abissali per cultura, religione e tradizione, ma nella sostanza, anche se non nell'entità, la sofferenza al femminile è ancora da scoprire e da capire.
Guardando con attenzione il comportamento delle donne che si sono avvicinate a Gesù e riflettendo sulle modalità del rapporto instaurato con il Maestro, ho notato quanto il Signore non abbia dato peso alle alte barriere di razzismo e di diffidenza erette intorno al "gentil sesso".
Sì, perché Gesù non temeva nessuno ma amava tutti, quindi non doveva proteggersi dall'astuzia delle donne, non aveva timore di essere ingannato e sapeva non cedere alle dolcezze femminili.
Se Gesù è venuto per riscattare il peccatore, sono certa che anche la donna è stata riscattata non solo dai suoi peccati, ma anche dalla posizione in cui l'uomo peccatore l'aveva relegata. Grazie a Dio perché tutti siamo sua creazione con uguale perfezione e importanza.
Nessuno dovrebbe patire per come Dio ha voluto che fosse! Gloria a Dio per la sua meravigliosa opera!