Il coraggio di disciplinare
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Il dott. James Dobson, medico-psicologo, padre di due figli, è professore clinico alla Facoltà di Medicina dell'Università della California e direttore dell'Istituto di Ricerche sul comportamento, nella Divisione dello Sviluppo del Bambino. Con IL CORAGGIO DI DISCIPLINARE il dott. Dobson offre una guida sicura per i genitori, gli insegnanti e a coloro che sono interessati al problema dell'educazione. IL CORAGGIO DI DISCIPLINARE dimostra come un sano approccio alla disciplina del fanciullo può produrre quell'amore e quell'affetto genuini tanto desiderati dai genitori. IL CORAGGIO DI DISCIPLINARE aprirà un mondo nuovo di gioia, dove non c'è posto per le aspre liti, e un mondo di fiducia e di amore dove genitori e figli si associano a collaborare volonterosamente nella vita famigliare.
ISBN: 9788880770893
Produttore: Editrice Uomini Nuovi
Codice prodotto: 9788880770893
Peso: 0.270kg
Rilegatura: Brossura
Lingua: Italiano

Capitolo gratuito

Capitolo 1

LA SFIDA

Questo è un libro dedicato ai figli e a chi li ama. La prima edizione fu scritta nei primi anni ’70, quando ero professore di Pediatria nel Corso di Medicina della University of Southern California. I nostri figli erano ancora in età prescolastica e questo rendeva piuttosto azzardati i nostri consigli su come essere genitori. Era un po’ come quell’allenatore che si vanta del risultato finale dopo il primo quarto d’ora di partita. Tuttavia, sotto il profilo accademico e professionale avevo sviluppato delle ferme convinzioni su come dovevano essere educati i figli e su ciò che i genitori dovevano fornire loro.
Da quando mi sono messo a scrivere sono passati più di vent’anni e sono state vendute più di 2 milioni di copie della prima edizione Il coraggio di disciplinare. Questo lungo periodo ha allargato i miei orizzonti e, almeno credo, ha migliorato il mio modo di vedere le cose. Ho lavorato con migliaia di famiglie e ho considerato i punti di vista di molte autorità e di numerosi colleghi sull’educazione dei figli. I miei figli hanno abbondantemente superato l’adolescenza e hanno messo su famiglia per conto loro. Perciò è per me un vero privilegio poter tornare sui miei passi e rivisitare i temi per cui mi sono battuto tanti anni fa.
Qualcuno si aspetterà che le mie vedute sullo sviluppo del bambino e su come essere genitori si siano evolute considerevolmente con il passar degli anni. Ma non è così! Certo, rispetto ai tempi del mio primo Il coraggio di disciplinare, lo sfondo sociale è cambiato enormemente, e questa è appunto la ragione per cui il libro necessitava d’esser rivisto e ampliato. La rivoluzione studentesca, che ha infuriato tra la fine degli anni sessanta e i settanta, si è calmata; Woodstock e il Vietnam sono ricordi lontani e le università sono più tranquille e meno in rivolta. Ma i figli non sono cambiati, né mai cambieranno. Oggi sono ancora più convinto che i principi per esser buoni genitori sono eterni, poiché sono originati dal Creatore delle famiglie. I concetti ispirati nella Sacra Bibbia sono stati trasmessi di generazione in generazione e sono validi per il ventunesimo secolo come lo erano per i nostri antenati. Purtroppo, però, molti genitori di oggi non hanno mai sentito questi apprezzabili insegnamenti e non hanno la minima idea di come impostare la propria famiglia.
Non dimenticherò mai quella madre disperata che venne a chiedermi aiuto riguardo a come comportarsi davanti alle provocazioni della figlia di tre anni, Sandy. Era giunta alla conclusione che, nella prova di forza, quel minuscolo esserino l’aveva inesorabilmente sconfitta ed era diventata un vero tiranno. Il pomeriggio che precedette la nostra conversazione era accaduto uno di quegli episodi tipici del modo di comportarsi di Sandy. La madre - che chiamerò signora Nichols - aveva disteso la bambina per farla dormire, ma sapeva che difficilmente sarebbe rimasta a letto. Sandy non era abituata a fare nulla che non le andasse a genio, e il sonnellino non era nella lista delle cose divertenti da fare nel pomeriggio.
Anche in questa occasione, comunque, la figlia era più interessata a sfidare la madre che a fare semplicemente quel che le piaceva. Così, Sandy cominciò a strillare e lo fece con un volume tale da disturbare tutto il vicinato, logorando i nervi già scossi della signora Nichols. Poi, tra fiumi di lacrime, avanzò svariate pretese, compreso un bicchiere d’acqua.
All’inizio la signora Nichols rifiutò di ubbidire agli ordini, ma si arrese quando gli strilli di Sandy raggiunsero il livello di guardia. Una volta consegnato il bicchiere d’acqua, la piccola dispettosa si rifiutò di berlo perché la madre non gliel’aveva portato con la dovuta solerzia. La signora Nichols restò lì a offrirle l’acqua per alcuni minuti, dopo di che minacciò di riportarlo in cucina se lei, al cinque, non avesse voluto bere.

Sandy serrò bene la bocca e attese la fine della conta: “…tre ...quattro ...cinque!” Poi, non appena la signora Nichols afferrò il bicchiere e si diresse verso la cucina, strillò pretendendo l’acqua. Sandy mandò avanti e indietro la povera madre come uno yo-yo, fino a che non si stancò anche di questo gioco.
La signora Nichols e la sua bambina sono uno dei tanti frutti di una filosofia dell’educazione, inattuabile e illogica, che da molto tempo tiene banco sui testi che trattano l’argomento. La madre aveva letto che con il tempo i figli rispondono positivamente alla ragionevolezza e alla pazienza, rendendo così inutile il ricorso all’autorità. Le era stato detto di incoraggiare la ribellione della figlia perché in questo modo le dava una buona opportunità di scaricare la propria aggressività. Aveva cercato di seguire le raccomandazioni degli esperti che le suggerivano di “verbalizzare le sensazioni della figlia” nei momenti di attrito: “Tu vuoi l’acqua ma sei arrabbiata perché te l’ho portata troppo tardi”; “Tu non vuoi che io riporti l’acqua in cucina”; “Tu ce l’hai con me perché voglio farti dormire al pomeriggio”, e così via. Le era stato insegnato anche che i conflitti tra genitore e figlio vanno considerati solo come fraintendimenti o punti di vista differenti.
Purtroppo per la signora Nichols, lei e i suoi consiglieri avevano torto! Quello che stava intercorrendo fra lei e Sandy non era una semplice divergenza d’opinione: sua figlia la stava sfidando, prendendo in giro e provocando. Nessun “dialogo sereno” avrebbe potuto risolvere questo attacco frontale, perché il problema non aveva nulla a che fare con l’acqua, o il sonnellino, o altre situazioni contingenti. La realtà che stava dietro a questo conflitto e a centinaia di altri era semplicemente questa: Sandy stava sfacciatamente rifiutando l’autorità di sua madre. E il modo in cui la signora Nichols avrebbe affrontato questi scontri avrebbe determinato la natura dei loro rapporti futuri, specialmente quelli del periodo dell’adolescenza.
Molto è stato scritto sui pericoli della disciplina dura, oppressiva e poco amorevole; questi ammonimenti sono validi e bisogna tenerne conto. Ma le conseguenze della disciplina oppressiva sono state usate per giustificare l’abdicazione al ruolo di autorità e questa è una sciocchezza. Ci sono momenti in cui un bambino dal carattere forte mostra i pugni e sfida il genitore perché ceda alle sue pretese. Non lo fa per frustrazione o per ostilità interiore, come spesso si suppone; vuole semplicemente verificare se e dove c’è il limite e chi è disposto a presidiarlo.
Molti specialisti ben intenzionati hanno sventolato la bandiera della tolleranza, ma non hanno offerto soluzioni efficaci per normali situazioni di sfida come quella menzionata sopra. Hanno sottolineato che i genitori devono comprendere bene i figli, e su questo sono d’accordo; ma dobbiamo anche insegnare ai bambini che ci sono alcune cose, riguardanti i genitori, che loro devono imparare!
La signora Nichols e tutti i suoi contemporanei hanno bisogno di sapere come vanno posti i limiti e che cosa fare quando si presenta un comportamento di sfida. L’azione disciplinare deve avvenire in un contesto di amore e di affetto, ma questo è molto difficile per quei genitori che vedono le due cose come contraddittorie. Il coraggio di disciplinare è dedicato, in parte, a questo aspetto essenziale per arrivare all’educazione di figli sani, rispettosi e felici.
Il concetto di “disciplina” non si limita solo ai rapporti conflittuali, e neppure questo libro. Ai figli bisogna insegnare anche l’autodisciplina e il comportamento responsabile. Essi devono essere aiutati a imparare come affrontare le difficoltà e i doveri della vita d’ogni giorno. Devono imparare la difficile arte dell’autocontrollo. Devono essere equipaggiati della forza necessaria per far fronte alle richieste della scuola, alle pressioni esercitate su di loro dal gruppo e poi alle responsabilità dell’età adulta.
Molti credono che queste caratteristiche non possano essere insegnate - che il meglio che possiamo fare sia di incamminare i figli in un sentiero che presenti minime difficoltà, eliminando via via gli ostacoli che si presentano davanti a loro negli anni della formazione. I difensori di questa filosofia del “lasciar fare” vorrebbero permettere ai ragazzi di andar male a scuola, se vogliono, o di tenere le loro camere da letto come stalle, o di lasciar morire di fame i loro animali domestici… e così via.
Io respingo questa impostazione e ho accumulato sufficienti prove per farlo. I figli crescono meglio in un’atmosfera composta di amore genuino e di disciplina ragionevole e coerente. In tempi come questi di abuso di droghe, immoralità, malattie trasmesse sessualmente, vandalismo e violenza, non dobbiamo limitarci a sperare nella buona sorte affinché i loro atteggiamenti discutibili cambino da sé. Il permissivismo non solo è stato un fallimento come metodo per allevare i figli, ma si è rivelato un vero disastro per gli stessi che l’hanno voluto adottare.
Quando viene applicata correttamente, la disciplina amorevole funziona! Produce tenero affetto e fiducia, grazie al rispetto reciproco che si instaura fra genitore e figlio. Ci permette di presentare il Dio dei nostri antenati ai nostri figli. Mette in grado gli insegnanti di svolgere in classe il lavoro che è stato loro affidato. Incoraggia il bambino a rispettare il prossimo e a vivere come un cittadino responsabile e costruttivo.
Come è facile intuire c’è un prezzo da pagare per ottenere questi benefici: ci vogliono coraggio, costanza, giudizio, diligenza e uno sforzo entusiastico. In breve, si deve avere il coraggio di disciplinare in un’atmosfera di autentico amore. Nei prossimi capitoli esamineremo i metodi attraverso cui è possibile realizzare tutto questo.

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