Il dialogo come processo di pace nel mondo per la libertà dei figli di Dio

Dalla Prefazione

È desiderio dell'autore far comprendere che nel mondo in cui viviamo, pieno di tante differenze anche religiose, le quali non sono un pericolo o una minaccia alla nostra esistenza ma una ricchezza, un vero dialogo con i musulmani è possibile solo se fondato su solidi e rispettosi presupposti da ambo le parti.

Anche se altri autori hanno già scritto molto su questo argomento, l'autore è cosciente delle reali e concrete differenze storiche, culturali, sociali come anche dottrinali che dividono i due mondi, quello cristiano e quello musulmano, nonché delle varie differenze esistenti all'interno dello stesso mondo musulmano.

Alla luce di tutto ciò il testo non vuole proporre né privilegiare un dialogo sincretistico tra cristiani e musulmani ma desidera portare il lettore a considerare che c'è una possibilità di dialogo, quindi un superamento delle differenze, delle barriere e dei pregiudizi che dividono per vivere in pace pur nel rispetto della propria fede.
Il rispetto della fede altrui non implica una accettazione o una approvazione di quanto uno crede.

Questo processo di pace è complesso e delicato. Deve essere portato avanti con fermezza, con sensibilità, con pazienza, con umiltà e con uno spirito anche di adattamento senza dimenticare i presupposti della fede cristiana che invita ad amare tutti.

Non si tratta di unificare le due realtà, i due mondi, quello cristiano e quello musulmano per crearne uno nuovo che alla fine non è l'espressione ne dell'uno né dell'altro. Non si può nemmeno essere cristiani e musulmani nello stesso tempo perché si tratta di due fedi completamente antitetiche. Non si può pensare di essere "chrislamici", ossia cristiani e islamici nello stesso tempo. Un simile pensiero interromperebbe ogni forma di dialogo.

Anche se le due fedi religiose vantano di avere in comune l'uomo Abramo, dal quale discendono gli Arabi da Ismaele e gli Ebrei da Isacco, esse mantengono delle sostanziali differenze per quel che riguarda il Dio da adorare.
È vero quindi che ci sono alcuni punti in comune tra la fede cristiana, ebraica e musulmana per quel che riguarda la divinità e che l'autore mette in evidenza, ma queste non sono sufficienti per mantenere aperto nel tempo un dialogo reciproco.

Sarà il lettore stesso a valutare personalmente come e dove è possibile iniziare e mantenere un dialogo con chi è diverso da noi. L'analisi prevalentemente storico-culturale presentata in questo libro porta il lettore a prendere visione di tutto il travaglio che c'è nel voler affermare un'altra religione in questo mondo.