Dall'introduzione dell'autore
Questo lavoro è inteso a riscoprire alcuni aspetti del discepolato cristiano nella chiesa di ieri da parte dei primi discepoli e nella chiesa di oggi per noi ultimi discepoli del Signore.
Dovremmo chiederci se, come, perché e quando possiamo dirci veri discepoli di Cristo Gesù e veri cristiani.
Discepolato significa non solo ammaestramento, ma anche formazione, percorso di crescita umana e spirituale, convivialità, condivisione e compartecipazione.
La novità del discepolato cristiano consiste non solo nell'iniziare i credenti ad un discepolato sui testi biblici del Nuovo Testamento, ma anche nel vivere in una relazione nuova monergica col Maestro e Signore, guidati dallo Spirito e dalla Parola nella comunione sinergica della chiesa con altri discepoli, diretti dai ministeri degli apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori a cui il Signore li ha affidati.
Le parole discepolo e discepolato sono quasi sparite dal lessico delle chiese cristiane, eppure esse erano il leitmotiv della chiesa primitiva, com'è confermato dai Vangeli, veri pocket-books di discepolato. Oggi ci si definisce cattolici, protestanti, riformati, ortodossi, pentecostali, ecc..., definizioni "religiose" sconosciute nell'epoca apostolica ai primordi della chiesa.
Nessun credente dice e da nessun credente si sente dire: "Sono un discepolo del Signore!". Manca nella chiesa di oggi una vera e propria cultura del discepolato. Occorre, pertanto, riscoprire nella chiesa l'identità cristiana di essere discepoli del Signore, prima di essere fedeli di una chiesa.
La realtà del discepolato si è purtroppo persa nel tempo, perché non tutti i cristiani sono discepoli, ma solo i discepoli sono veri cristiani (Atti 11:26). Tra noi e i primi discepoli non vi sono differenze. L'unica differenza è quella che noi come nani cavalchiamo sulle spalle di giganti, che ci hanno preceduto; perciò, possiamo avere dopo tanti secoli una visuale spirituale più ampia, anche se rispetto a loro siamo pur sempre dei nani.
Comunque siamo in un certo senso un pò più privilegiati: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto" (Giovanni 20:29).
Ricordiamoci sempre che "i loro problemi di fede sono anche i nostri problemi" (K. Barth), perché la fede non ha storia, ma è sempre a noi "contemporanea" (Kierkegaard).
"Dobbiamo essere liberati dall'idea infantile che vivere ai tempi di Abramo e di Paolo sarebbe stato meglio che vivere oggi. Con Dio i giorni di Abramo e di Paolo sono gli stessi. In Dio ancora oggi noi possiamo avere ciò che ebbero loro" (A. W. Tozer).
A volte entriamo in chiesa senza aspettative, dimenticandoci di essere come i primi discepoli, che si attendevano dal Signore insegnamenti sempre nuovi e inediti, trovando invece quasi sempre le stesse cose religiose e liturgiche solite e obsolete. Il pericolo è che senza il richiamo al discepolato, siamo solo persone religiose con standard bassi, che si accontentano solo del culto, della predicazione o di quel poco che si è letto o si conosce della Bibbia senza alcun approfondimento da applicare al proprio vissuto interiore.
Il vero discepolo non è mai un arrivato, non si accontenta mai, ma vuole di più.
Quando i primi discepoli seguivano il Maestro, sapevano ed erano desiderosi di ascoltare parole sempre nuove e di assistere a miracoli sempre nuovi. Risveglio in una chiesa significa ritornare come ai primi tempi, quando lo straordinario era ordinario. È questa la novità del discepolato cristiano: il nuovo è l'antico.
II discepolato cristiano non è per un tempo, ma è permanente, formativo, trasformante e dura tutta la vita, alimentato dalla Parola e dallo Spirito. Accostarmi ai testi sul discepolato nei Vangeli, negli Atti degli Apostoli, nelle lettere apostoliche e nell'Apocalisse è stato per me un qualcosa di seducente, affascinante ed entusiasmante.
Nel proporre tali testi non mancheranno note a margine di esegesi e di ermeneutica, intendendo per esegesi la spiegazione storico-filologico-letteraria dei testi, e per ermeneutica l'interpretazione cristologico-profetico-spirituale ed ecclesiologica dei contesti, utili alla comprensione del discepolato.
Il pericolo, che ravviso nel lettore di questo libro, è di leggerlo come una storia dei primi discepoli, lontana da noi e non come una vicenda anche vicina a noi, ultimi discepoli. Discepolato non significa ricerca di nozioni storiche e teologiche per arricchire le proprie conoscenze pregresse, ma rimettere in discussione la propria vita alla luce della Parola.
"Ricordiamoci continuamente che nella vita cristiana non dobbiamo concentrarci soltanto su ciò che sappiamo, ma chiederci come vivere alla luce di quel che sappiamo!" (Paul Washer).