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Il leader spirituale

Il leader spirituale

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Un manuale che descrive la leadership in modo chiaro e profondo. Leadership non significa parlare da un pulpito per soddisfare il proprio ego, ma significa assumersi la responsabilità di cambiare vite.
ISBN: 9788880771951
Produttore:
Editrice Uomini Nuovi
Codice prodotto: 9788880771951
Peso: 0.260kg
Rilegatura: Brossura
Lingua: Italiano

Capitolo gratuito

Capitolo 1

DEFINIZIONE DI LEADERSHIP

Che cos’è un leader? Chi è un leader? Le definizioni di “leadership” sono centinaia; molte di esse si riferiscono alle abilità fisiche o mentali e sottolineano alcuni aspetti della leadership, quindi, anche se tali definizioni sono utili, di solito non sono esaustive.
Questo libro parla di leadership spirituale come viene indicata nella Bibbia, ma, prima di poter comprendere tale genere di leadership, dobbiamo tornare alla creazione dell’uomo fatta da Dio. Quando fu creato l’uomo, furono messe in lui determinate caratteristiche; una di queste fu il desiderio e la capacità di dominare:

“Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra” (Genesi 1:27-28).

Qui vediamo che l’uomo fu creato per uno scopo ben preciso: per essere fecondo, per moltiplicare, per riempire la terra e per dominarla e tutto questo sarebbe dovuto avvenire nella comunione e nell’armonia con Dio stesso, con i suoi piani e i suoi scopi.
L’uomo diventò collaboratore di Dio, ma subordinato a lui; avrebbe dovuto vivere nell’obbedienza a lui e, in questo modo, Dio sarebbe stato glorificato in tutto. L’uomo non poteva fare nulla senza Dio, ma, con lui, tutto era possibile. Gesù dice in Giovanni 15:5: “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”.
L’uomo fu creato per essere dipendente da Dio e, con lui, avrebbe fatto grandi cose, avrebbe portato molto frutto e avrebbe sottomesso la terra. In questo modo, Dio sarebbe stato glorificato e la sua gloria avrebbe riempito tutta la terra. Questo è il nostro scopo e il nostro destino; è nel nostro “gene” spirituale e a questo aspira il nostro uomo interiore. Questo è il vero significato della vita e tutti coloro che se ne discostano, si ribellano o trascurano lo scopo di Dio per la loro vita, inevitabilmente si sentiranno frustrati.
Ricordate la parabola sui diversi talenti? L’uomo che nascose semplicemente il suo talento nel terreno, fallì la prova, perché avrebbe dovuto moltiplicare quello che il suo maestro gli aveva dato.
Al momento della creazione Dio comandò all’uomo di andare e moltiplicare: sé stesso e tutto quello che gli era stato dato. Siamo creati per essere vincitori e non semplicemente per sopravvivere; siamo chiamati a moltiplicare all’esterno e all’interno. La vita non è semplicemente esistenza! Ma, perché questo accada, abbiamo bisogno di leadership.
Leadership significa assumersi responsabilità e prendere iniziative, significa motivare e organizzare gli altri in modo che, insieme, possiamo raggiungere un traguardo prestabilito.

I due aspetti della leadership

Al momento della creazione Dio diede all’uomo due direttive:

 Di conquistare la creazione, di moltiplicare, riempire la terra e avere dominio (Genesi 1:28).
 Di prendersi cura della creazione e di proteggerla (Genesi 2:15).

I due aspetti della leadership sono chiaramente specificati sopra: prendere l’iniziativa ed espandersi e contemporaneamente prendersi cura e proteggere. Spesso i leader più prominenti sono grandi conquistatori del mondo. Però i fedeli servitori e gli amministratori che svolgono il loro lavoro ripetitivo sono, forse, ancora più importanti; perché quello che viene conquistato, se non viene curato e protetto, presto scompare.

Il peccato distrugge la leadership

Il dono della leadership fu contaminato dalla caduta e, poiché fu messo a servizio del peccato e dell’egoismo, si pervertì. Questo non significa che il dono di leadership sia scomparso, ma significa semplicemente che fu usato per scopi sbagliati e questo spiega perché, al giorno d’oggi, ci sia un’avversione nei riguardi della leadership. Le persone sono state testimoni di usi impropri della leadership, soprattutto da parte di vari dittatori politici. Tali leadership hanno portato le persone alla prigionia e a sofferenze terribili dai giorni dell’imperatore Nerone fino a Hitler e a Sadam Hussein. Per questa ragione siamo diventati allergici a ogni forma di leadership e cadiamo con facilità nell’eccesso opposto: tutti guidano tutti o nessuno guida nessuno. Tante volte diciamo “Nessuno osi guidare me. So fare da solo!” A causa della caduta, cioè della ribellione contro Dio, sopraggiunse un’avversione a sottomettersi a qualcuno.
Per comprendere correttamente che cosa sia la leadership, dobbiamo prima comprendere l’uomo, la sua natura e il suo destino. Non potremo mai avere una visione corretta della funzione e della natura della leadership se non comprendiamo la creazione, la caduta e il ristabilimento in Cristo, altrimenti la leadership diventa semplicemente, per noi, un modo come un altro per emergere e affermare noi stessi, come vedremo in un capitolo successivo.
Questo libro parla di leadership cristiana ma, poiché Dio è il Creatore, ha messo queste abilità in tutte le persone, che lo sappiamo o no. Possiamo imparare molto sulla leadership da esempi che non sono chiaramente biblici; i principi sono gli stessi poiché Dio ha creato tutto, ma i risultati non sono gli stessi, perché il peccato distrugge, distorce e inquina il migliore dei doni.

Che cos’è la leadership?

La definizione più semplice che uso di solito è la seguente: La leadership è la capacità di condurre un gruppo di persone dal punto A al punto B. La leadership implica, di per sé, che siano coinvolte altre persone e possono essere poche o molte, il numero non è un fattore determinante. Leadership significa essere in grado di muovere un gruppo da una posizione a un’altra, da un grado di conoscenza a un altro, da una rivelazione o esperienza a un’altra.
I predicatori, soprattutto quelli abituati a parlare a grandi numeri di persone, possono facilmente credere di guidare perché portano insegnamenti o organizzano incontri. La predicazione può apparire entusiasmante e stimolante, ma la leadership comincia quando il sermone finisce. L’entusiasmo che dà la predicazione è necessario, ma non sufficiente; può essere il primo passo, ma rivolgersi a un gruppo di persone non significa averle spostate dal punto A al B.
Una volta qualcuno disse: “Se cammini in avanti, ti volti e scopri che altri ti stanno seguendo, sei un leader”. Conosco una guida turistica qui in Israele che dà una buona e chiara immagine di quello che è un leader: tutti lo seguono, tutti vogliono sapere quello che lui sa e nessuno lo ritiene prepotente o soverchiante. Tutti vogliono vedere quello che lui mostra loro, perché sanno che conosce tante cose più di loro. Tutto è molto semplice e chiaro: non è l’uomo il fattore più importante; la cosa che conta non è la guida, ma quello che ci fa vedere, eppure, contemporaneamente, la guida è fondamentale perché, se non ci fosse, perderemmo tanto.
A volte le persone sono come bambini piccoli che gridano “Lo so fare da solo!” Ma un bambino di tre anni non può fare tutto da solo, ha bisogno di aiuto. Allo stesso modo abbiamo bisogno di guida spirituale; sono solo l’arroganza e l’ignoranza che ci fanno desiderare di fare tutto da soli. L’enfasi che il mondo occidentale ha posto sull’individualismo e la ricerca del piacere, ha avuto questi esiti: non vogliamo che ci si dica quello che dobbiamo fare e certamente non faremo qualcosa se non ci va di farlo. Questo atteggiamento ha fatto sì che i cristiani occidentali siano regrediti a uno stadio di infanzia spirituale e la nostra strenua opposizione alla leadership spirituale è diventato un grosso problema.

L’abilità di motivare

Quindi la leadership è l’abilità di portare un gruppo di persone dal punto A al punto B e il leader ha un rapporto con questo gruppo; ci deve essere un elemento di fiducia reciproca perché la leadership non può funzionare senza un rapporto; un leader non può usare il telecomando!
Poiché lo scopo della leadership è di far sì che il gruppo abbandoni il punto A per raggiungere il punto B, il leader deve essere già stato nel punto B e deve sapere la via fino là. Quando Mosè scese dal monte, sapeva quello che aveva sperimentato e chi aveva incontrato, ecco perché è disonorevole e sbagliato provare le nostre teorie per vedere se funzionano sulle persone. Giovanni l’evangelista disse: “Parliamo di quello che abbiamo visto, udito e toccato”. è di fondamentale importanza che un leader conosca per esperienza quello di cui parla. Deve sapere dov’è il traguardo e deve esserci stato lui stesso. Può non sapere tutto lungo il cammino, ma mette la sua fiducia in Dio. Tutti i leader dovrebbero sapere quello che c’è dietro l’angolo, e dovrebbero saper discernere quello che gli altri spesso non possono percepire.
Quindi, prima di tutto, è importante che un leader sia già stato dove conduce il gruppo, deve sapere qual è il traguardo. Poi deve essere capace di motivare gli altri a seguirlo là; il suo scopo non deve essere di arrivare là da solo. Un leader cristiano non può combattere per essere spirituale personalmente o per avere rivelazioni per sé stesso; è essenziale che lui personalmente sia stato sulla montagna, ma è una tragedia se non riesce a portare altri nella terra che ha visto. Mosè, con tutte le sue rivelazioni e esperienze di grandi miracoli, non entrò nella terra; Giosuè non ebbe esperienza di altrettanti miracoli e non conobbe Dio a un grado alto come quello di Mosè, eppure fu colui che indusse le persone a seguirlo nella terra promessa. La sua abilità di leader era a un livello diverso; Mosè era temuto e rispettato, ma era solo nella sua spiritualità, che era a livello profetico. Giosuè, invece, aveva un dono di incoraggiamento che attirava le persone e le spingeva a seguirlo. L’abilità di motivare altri è un fattore fondamentale nella leadership spirituale.
La predicazione è solo l’inizio

Alcuni credenti si sono stancati di sermoni e questo non necessariamente per indifferenza, questo atteggiamento può essere causato da un tipo di insegnamento poco pratico e irrilevante. I sermoni possono non incidere, possono rimanere belle parole campate in aria senza un contesto preciso. A volte i predicatori possono pensare che basti un sermone, ma il sermone è solo l’inizio; è la parte del ministero del pastore o del leader che illumina, informa e motiva, che fa muovere la gente. Poi, però, comincia il cammino che conduce alla meta. Non c’è da meravigliarsi se la vita cristiana è descritta come un cammino da Abraamo a Gesù e a Paolo.
Al giorno d’oggi viviamo un periodo di grande incertezza, disagio e incredulità, ma una delle cose peggiori che la chiesa possa fare è di arrendersi e accettare questo stato di cose. Pastori e leader non sono semplicemente compagni di viaggio, ma aiuti nella comprensione delle cose spirituali; purtroppo, al giorno d’oggi, fra i cristiani è quasi offensivo parlare di questo ruolo perché si viene considerati arroganti, presuntuosi e poco profondi. Ma non è vero! Un leader può conoscere chi è Dio e averne esperienza; non sa certamente tutto di lui, ma sa abbastanza per mostrare la via con fiducia e sicurezza. Ovviamente il leader non dovrebbe agire come se fosse un manuale di informazioni, ma può affermare con sicurezza di sapere qualcosa; c’è una via da percorrere e lui l’ha percorsa. Questo certamente irrita le menti carnali, mondane e religiose che non possono tollerare che altri abbiano la sicurezza e la franchezza che manca a loro, ma un leader non accetta compromessi; l’ipocrisia fa dire “Non so” mentre so, ma la vera umiltà afferma con la massima attenzione: “per grazia di Dio, so quello che so”.

Efficienza e sensibilità spirituale

Quando le persone sono motivate nel cuore, sono necessarie libertà e sensibilità spirituali insieme ad abilità di organizzazione, in modo che il gruppo possa seguire e raggiungere la destinazione.
Purtroppo queste due caratteristiche sembrano, spesso, contraddittorie; per esempio alcune denominazioni hanno ordini di servizio tanto rigorosi che quasi non si riesce a respirare e la spontaneità sembra impossibile! In altre chiese che si vantano di essere sensibili allo Spirito Santo, si nota quasi disprezzo per l’organizzazione e l’ordine e alla fine tutto diventa caotico, spontaneo, emotivo e si rischia l’anarchia spirituale.
La verità è, come al solito, nel mezzo ed è bene restare in quella posizione per non andare da un eccesso all’altro. I cristiani carismatici debbono essere più sensibili a ciò che lo Spirito dice alla chiesa e alla necessità di maggiore efficienza e abilità organizzativa, in modo che possano essere raggiunti i traguardi indicati dallo Spirito Santo. Gli incontri che si prolungano all’infinito sono stancanti e noiosi e si perde tempo prezioso cercando di far concordare tutte le diverse opinioni per prendere un’iniziativa! Il disordine e l’inefficienza organizzativa dispiacciono allo Spirito Santo come le profezie che provengono dalla carne.
La organizzazione aiuta i membri della chiesa ad andare avanti e a ottenere la vera esperienza di vita di cui hanno bisogno. Troppi discorsi e parole religiose da parte di un leader producono semplicemente un senso di mancanza di realismo fra le persone; queste diventano confuse e pensano di non arrivare da nessuna parte e quello che dice il leader passa sulle loro teste ed esse avvertono che il leader non sa esattamente quale sia la meta verso la quale li vuole condurre. Nessuna frase, per quanto religiosa possa apparire, può nascondere questa realtà ed è tragico vedere la cecità del leader diventare evidente e portare con sé nel pozzo chi lo ascolta.
Le chiese senza una visione, senza obiettivi di fede, un budget, una pianificazione realistica, un insegnamento spirituale per leader e una pratica conseguente, non riusciranno mai a soddisfare i bisogni delle persone. Sono anche essenziali attività finalizzate e una organizzazione efficiente tesa a raggiungere una meta prestabilita. Dove il suono della tromba è flebile, le persone non sono pronte per la battaglia. Leadership significa mobilitare per l’azione.

Quando si completa il lavoro?

Il lavoro è completato solo quando il gruppo che guidiamo ha raggiunto il traguardo indicato. Si può misurare se è stato raggiunto il traguardo perché si sa se si è raggiunta l’ultima riga, si sa se si è completato il lavoro o no. Muoversi nel mondo fatto di visioni spirituali senza riuscire a distinguere se qualcosa è davvero avvenuto, diventa qualcosa di superspirituale e di vago e dichiara mancanza di disciplina spirituale; anche questo è segno di egoismo. La disciplina è uno strumento che serve per raggiungere più efficacemente il traguardo: servire gli altri. Chi rifiuta la disciplina è spesso concentrato su sé stesso e usa la fede per autogratificazione invece di servire gli altri sacrificando sé stesso.
Oggi abbiamo bisogno di veri leader, non solo di predicatori o di persone che cercano un pulpito o un posto per mettersi in luce; ecco perché è più importante che mai dare una corretta definizione di leadership. Allora possiamo equipaggiare lavoratori spirituali, persone pronte a dare tutto sé stessi non solo per la predicazione o per interventi di emergenza, ma per compiti a lungo termine, per insegnare alle persone a raggiungere i traguardi che il Signore ha preparato per la loro vita.

La leadership dovrebbe moltiplicare

C’è anche un altro aspetto della leadership che appare in Genesi; noi siamo chiamati a moltiplicare e moltiplichiamo secondo il nostro genere. Questo significa che i leader fanno nascere leader. Una leadership non è tale se non moltiplica, se i leader non preparano altri che sono come loro. Questo era un principio fondamentale in tutto quello che faceva Gesù e questa è la ragione per cui scelse i dodici discepoli. In questo modo, le dodici tribù di Israele continuarono a vivere tramite il mandato apostolico dei dodici apostoli che è il fondamento della chiesa universale. Gesù fece comprendere l’importanza di un piccolo gruppo intimo di discepoli, educati e nutriti in modo che ognuno di loro fosse in grado di moltiplicare. Mediante i suoi discepoli Gesù raggiunse tutto il mondo. Si può ottenere molto di più educando alcuni che predicando a grandi folle. Però una cosa non esclude l’altra, come vedremo in un altro capitolo. La leadership dovrebbe moltiplicare in modo che tante persone possano soddisfare le proprie necessità, tanti continenti possano essere raggiunti dalla Parola di Dio, tante conquiste possano essere fatte e tante vittorie riportate.
Insegnare agli altri a diventare leader è un compito che viene spesso trascurato, eppure è una delle verità bibliche; infatti, solo insegnando agli altri si può raggiungere, insieme, quello che il Signore mette nel cuore. Tutto deve andare avanti e continuare nel tempo; tutto deve essere condiviso, tutto deve essere passato ad altri perché ogni nuova generazione deve essere raggiunta e quindi tutto deve muoversi in avanti, niente deve finire. Purtroppo, l’ignoranza riguardo ai principi della leadership, ha creato grandi difficoltà, stagnazione e immensa frustrazione, nei predicatori e nei singoli credenti. è tragico vedere come molti vogliano essere leader, ma nessuno che voglia essere un méntore o uno che insegna a diventarlo.
In questo contesto è importante fare una distinzione fra: “dare consigli” di tipo spirituale, cosa estremamente necessaria e importante, e “insegnamento spirituale” che corregge e fornisce le basi necessarie per la leadership.
Il pulpito o la pedana, che costituiscono una piccola parte della vita cristiana, non sono il luogo dal quale gonfiare le penne spirituali o cercare un’affermazione di sé, ma la rampa di lancio per nuove generazioni di leader equipaggiati e desiderosi di servire gli altri.

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