Sul piano degli Stati e dei gruppi di Stati, delle razze, delle culture uno dei motivi a cui la nostra epoca è più sensibile è quello dell'incontro. del dialogo, della comunione pacifica e costruttiva. Si tratta di una reazione psicologica alla stanchezza e alla tensione di due guerre mondiali ravvicinate nel tempo e del calcolato timore che, con l'avvento delle nuove tecniche, lo scoppio di una terza conflagrazione avrebbe conseguenze irrimediabili per /'intera umanità? Oppure questa ansia universalistica ubbidisce a motivi più profondi e meno contingenti, intende revisionare schemi secolari di rottura, per esprimere una esigenza creativa di una unità umana senza precedenti storici?Le tendenze unitarie all'opera nelle Chiese cristiane sono dovute a motivi autonomi, come dimostra il fatto che l'Ecumenismo ha storicamente preceduto questo movimento generale degli spiriti: d'altra parte è innegabile che lo spirito ecumenico soggiace a un parallelismo con lo spirito del secolo che lo relativizza e insieme contribuisce al concretarlo. In questo sforzo ecumenico la questione di fondo, che ShT/ ora non è stata ancora affrontata di petto, è costituita dal dissenso cattolico-protestante. Il libro che presentiamo rappresenta un tentativo di comprendere i fondamenti religioso-teologici del dissenso e di intravederne le conseguenze, almeno di scorcio, sul terreno della civiltà. Scritto da uno studioso che ha vissuto tutta la passione ecumenica, nella presente atmosfera di riconciliazione e di speranze, potrà apparire a taluno come una voce contraddittoria. Sarebbe tuttavia un grave errore di valutazione considerarlo come espressione di fasi superate dei rapporti intercristiani. Il linguaggio talV'oIra duro non deve essere attribuito a malanimo polemico o a soddisfatta coscienza confessionale, ma CI un tormento, potremmo persino dire una impazienza di fedeltà e di unità contro le difficoltà e le impossibilità dei cristiani a realizzare la loro vocazione nella storia