Dall'introduzione
2 Corinzi è parte di una continua corrispondenza tra l'apostolo Paolo e i credenti di Corinto, una chiesa che lui stesso aveva fondato verso il 50-51 d.C. Con tutta probabilità quella che conosciamo come seconda lettera è in realtà una quarta lettera che fece seguito a una terza lettera molto dura (2 Cor 1:13; 2:3-4; 7:8) andata purtroppo perduta.
La seconda lettera ai Corinzi è un tesoro nascosto in un cespuglio spinoso. È così ricca, così piena di intuizioni teologiche, così piena di speranza e possibilità, così consapevole delle oscure tendenze umane e della vulnerabilità umana, e così radicale nella sua rivalutazione di ciò che è vero e reale.
Queste considerazioni ci aiutano a vedere le diverse difficoltà che la lettera presenta per la sua comprensione. L'unità della lettera stessa, l'identità degli avversari dell'apostolo Paolo, i rapporti incostanti fra l'apostolo e la chiesa a Corinto, "la potenza di Dio nel mezzo della debolezza umana", ecc. sono soltanto alcuni dei temi più discussi dagli studiosi.
Inoltre la lettera ci rivela molto della concezione che Paolo aveva di sé mentre difende la sua autorità apostolica nella chiesa contro il dissenso interno e l'intrusione esterna.
Possiamo affermare che la seconda lettera ai Corinzi è una lettera certamente molto personale e la questione centrale in essa è determinare quali siano i segni (inclusa la sofferenza) di un vero apostolo.
Come concordano sia Paolo che i Corinzi, porre questa domanda "significa chiedere in quale forma la potenza di Cristo appare nel mondo".