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L'esca di Satana

L'esca di Satana

La tua risposta a un'offesa determina il tuo futuro

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Sei mai stato intrappolato? Devi per forza raccontare la tua versione della storia? Stai lottando contro sospetti o di sfiducia? Stai costantemente ripensando alle offese subite? Hai perso speranza a causa di qualcuno?

L'esca di Satana rivela una delle trappole più ingannevoli per farci uscire fuori dalla volontà di Dio: l'offesa.
Molte persone che sono intrappolate dall'esca di Satana non se ne rendono neanche conto. Incontrerai delle offese e dipende da te come lascerai che ciò influenzi la tua relazione con Dio. Puoi essere liberato dall'esca di Satana, rimanere libero dalle offese e sfuggire la mentalità della vittima.

La tua risposta a un'offesa determinerà il tuo futuro.

I temi del presente volume: 
Chi è offeso?Io?; Offesa micidiale; Come può essere successo proprio a me?; Padre mio, padre mio!; Come nascono i vagabondi spirituali; Nascondersi dalla realtà; Il fondamento solido; Tutto ciò che può essere scosso, sarà scosso; La pietra d'inciampo; A meno che li abbiamo offesi; Perdono: se non lo date, non lo ricevete; La vendetta: ecco la trappola; Sfuggire alla trappola; Obiettivo: la riconciliazione; Epilogo: mettersi in azione.
ISBN: 9788880771814
Produttore:
Editrice Uomini Nuovi
Codice prodotto: 9788880771814
Dimensioni:
150 x 210 x 9 mm
Peso: 0.230kg
Rilegatura: Brossura
Numero di pagine: 160
Lingua: Italiano

Capitolo gratuito

Capitolo 1

CHI è OFFESO? IO?

"è impossibile che non avvengano scandali"
(Luca 17:1)


Viaggiando attraverso gli Stati Uniti per annunciare l’Evangelo, sono stato in grado di osservare una delle trappole più mistificanti e mortali del nemico. Riesce a tenere prigionieri migliaia di credenti, spezza amicizie e rende sempre più ampie le divisioni che già esistono fra noi.
Molti non riescono a mettere in atto la loro vocazione a causa delle ferite che le offese hanno provocato nella loro vita. Vengono trattenuti dall’esprimere il loro pieno potenziale. Il più delle volte è un fratello in fede che li ha indispettiti. Questo fa sì che l’offesa venga considerata come un tradimento. Nel Salmo 55:12-14 Davide esprime questo lamento: “Se mi avesse offeso un nemico, l’avrei sopportato; se un avversario avesse cercato di sopraffarmi, mi sarei nascosto da lui. Ma sei stato tu, l’uomo ch’io stimavo come mio pari, mio compagno e mio intimo amico. Ci incontravamo con piacere; insieme, tra la folla, andavamo alla casa di Dio.”.
Sono coloro vicino ai quali ci sediamo e insieme cantiamo gl’inni, o forse è la persona stessa che predica. Trascorriamo con loro le vacanze, insieme ci occupiamo dei problemi sociali e condividiamo gl’incarichi. O forse ancora peggio: cresciamo insieme, ci facciamo le confidenze e stiamo a letto l’uno accanto all’altra. Più intima è la relazione, più insopportabile è l’offesa. Troviamo il maggior grado di odio fra le persone che prima erano più strettamente legate.
Qualunque procuratore potrebbe confermarci che i casi più tortuosi si trovano nei processi di divorzio. I mezzi di comunicazione ci informano quotidianamente circa i delitti che avvengono all’interno di famiglie esasperate. La famiglia, che era intesa come uno scudo di protezione, di sostegno, di crescita, dove impariamo a offrire e ricevere amore, diventa spesso la vera causa della nostra sofferenza. La storia c’insegna che le guerre più cruente sono le guerre civili: fratello contro fratello, padre contro il figlio, figlio contro il padre.
Le possibilità di recare offesa sono infinite come la lista delle relazioni, semplici o complesse che siano. La verità fondamentale è questa: soltanto coloro che più vi stanno a cuore possono ferirvi. Vi aspettate di più da loro in quanto avete dato il meglio di voi stessi. E maggiore è l’aspettativa, più drammatica è la delusione.
L’egoismo regna sovrano nella nostra società. Uomini e donne si preoccupano soltanto di sé stessi, ignorando o anche offendendo coloro che stanno attorno. Questo fatto non ci deve stupire. La Bibbia ci dice chiaramente che negli ultimi tempi gli uomini saranno: “Insensibili..., spietati, senza amore per il bene” (2 Timoteo 3:3). Noi ci aspettiamo queste cose da parte dei non credenti, ma Paolo non si riferisce a coloro che sono fuori dalla chiesa. Sta parlando di quelli che son dentro la chiesa. Molti sono offesi, feriti e amareggiati. Ma non si rendono conto di essere caduti nella trappola del diavolo.
è colpa nostra? Gesù ha detto chiaramente che è impossibile vivere in questo mondo ed evitare di venire offesi. E tuttavia molti credenti sono stupiti, sgomenti, sconcertati quando ciò avviene. E questo atteggiamento ci rende vulnerabili di fronte all’amarezza. Pertanto dobbiamo essere preparati ad affrontare le offese, perché la nostra reazione determina il nostro futuro.

LA TRAPPOLA INGANNATRICE

Il termine greco che abbiamo tradotto con “offesa” in Luca 17:1 è skandalon. Anticamente questo termine si riferiva a quella parte della trappola alla quale veniva agganciata l’esca. Quindi la parola significa porre una trappola sul cammino di qualcuno. Nel Nuovo Testamento spesso indica l’inganno del nemico. L’offesa è uno strumento del diavolo per rendere le persone prigioniere. Così Paolo istruisce il giovane Timoteo:

“Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in sé stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà” (2 Timoteo 2:24-26).

Coloro che vivono in continue contese cadono nella trappola del diavolo e ne rimangono prigionieri. E il fatto più allarmante è che non sono coscienti della loro prigionia. Come il figliuol prodigo, devono rientrare in sé stessi per riconoscere la loro condizione. Non realizzano che stanno rigurgitando acque amare anziché acqua pura. Quando una persona è frustrata crede sempre di avere ragione, anche se non è così.
Possiamo dividere le persone che si ritengono offese in due categorie fondamentali, pur con molte varianti:
1) coloro che sono stati trattati ingiustamente;
2) coloro che ritengono di essere stati trattati ingiustamente.
Le persone della seconda categoria credono con tutto il cuore di avere subito delle ingiustizie. Spesso traggono delle conclusioni da informazioni errate. Oppure capita che le informazioni siano esatte, ma le loro conclusioni sballate. In entrambi i casi la loro comprensione è oscurata. Giudicano dal sentito dire, dalle apparenze e secondo pregiudizi.

LA VERA CONDIZIONE DEL CUORE

Uno dei mezzi che il nemico usa per mantenere una persona in costante stato di risentimento è quello di tenere nascosta l’offesa, coperta dall’orgoglio. L’orgoglio vi impedirà sempre di ammettere la vostra vera condizione.
Mi accadde una volta di venire fortemente offeso da una coppia pastorale. Probabilmente qualcuno mi dirà: “Non posso credere che abbiano agito così con te; sei offeso?” Io risponderei senza esitare: “No, per niente; non sono offeso”. Sapevo che sarebbe stato sbagliato cedere al risentimento, perciò ho finto d’ignorare l’offesa. Convinsi me stesso di non essere offeso, ma in realtà lo ero. L’orgoglio mascherava la vera condizione del mio cuore.
L’orgoglio vi impedisce di guardare in faccia la verità. Distorce il vostro campo visivo. Non cambierete mai finché penserete che tutto va bene così. L’orgoglio indurisce il vostro cuore e annebbia la vostra comprensione. Vi trattiene dal cambiare il cuore, il ravvedimento; cosa che vi renderebbe liberi (2 Timoteo 2:24-26).
L’orgoglio vi costringe a considerare voi stessi sempre come vittime. Il vostro costante atteggiamento è: “Sono stato insultato e mal giudicato; pertanto il mio risentimento è giusto.” Poiché credete di essere innocenti e accusati a torto, non pensate neppure al perdono. Benché la vera condizione del vostro cuore è nascosta a voi stessi, non è ignorata da Dio. Proprio perché siete stati trattati ingiustamente, non avete il diritto di mantenere un risentimento. La somma di due errori non fa una cosa giusta.


LA CURA

Nel libro dell’Apocalisse, Gesù si rivolge alla chiesa di Laodicea ripetendo in un primo momento quello che la comunità diceva di sé stessa: “Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!” Ma poi le rivela la sua reale condizione: “Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo” (Apocalisse 3:14-20). Avevano scambiato la loro potenza economica con quella spirituale. L’orgoglio nascondeva la loro vera condizione.
Molti credenti si comportano così oggi. Non vedono la reale condizione del loro cuore, proprio come io stesso non ero capace di riconoscere il risentimento che provavo verso quei due colleghi. Mi sforzavo di convincere me stesso di non essere stato offeso. Gesù dice a quelli di Laodicea come fare per uscir fuori dal loro disinganno: comperare l’oro di Dio e riconoscere la loro reale condizione.

COMPRARE L’ORO DI DIO

Il primo insegnamento di Gesù per uscire dal disinganno era: “di comperare da me dell’oro purificato dal fuoco” (Apocalisse 3:18). L’oro raffinato è morbido, inattaccabile dalla corrosione o da altre sostanze. Solo quando l’oro è misto con altri metalli (rame, ferro, nichel e così via) diventa meno malleabile, duro, e più facile alla corrosione. Queste mescolanze si chiamano leghe metalliche. Più alta è la percentuale di metalli estranei, più forte diventa l’oro. Al contrario, minore è la percentuale, più morbido e malleabile è l’oro.
è immediatamente chiaro il paragone. Un cuore puro è come l’oro puro: morbido, tenero e malleabile. Ebrei 3:12-13 afferma che il nostro cuore può diventare malvagio per la seduzione del peccato. Se non sistemiamo subito un’offesa ricevuta, essa produrrà in noi frutto di peccato, come amarezza, collera e risentimento. Questi materiali aggiunti rendono più duro il cuore, proprio come le leghe metalliche rendono più duro l’oro. Questo riduce la dolcezza, producendo mancanza di sensibilità. Viene ridotta la nostra capacità d’intendere la voce di Dio. Non siamo più capaci di vedere distintamente le cose. E tutto ciò provoca il nostro disinganno.
Il primo passo per raffinare l’oro è di ridurlo in polvere mescolandolo con una certa sostanza. Questa mistura viene posta su un fornello e costantemente rimescolata. Gli elementi estranei all’oro si uniscono alla sostanza aggiunta e salgono alla superficie, mentre l’oro, che è più pesante, si posa sul fondo del recipiente. Le impurità vengono quindi eliminate e rimane l’oro puro.
Ascoltate quello che Dio dice:

“Ecco, io ti ho voluto affinare, ma senza ottenere argento; ti ho provato nel crogiuolo dell’afflizione” (Isaia 48:10).

E ancora:

“Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pietro 1:6-7).

Dio affina mediante le afflizioni, le prove e le difficoltà il cui calore separa le impurità come i risentimenti, la discordia, l’amarezza, la collera, l’invidia e altro dal carattere divino che è in noi.
Il peccato si nasconde facilmente dove non c’è il fuoco delle prove e delle afflizioni. Nel tempo della prosperità e del successo, anche un uomo malvagio può apparire gentile e generoso. Sotto il fuoco delle prove, tuttavia, le impurità salgono alla superficie.
Ci fu un tempo nella mia vita durante il quale dovetti attraversare delle prove così dure, come non avevo mai conosciuto prima. Divenni aspro e scontroso con le persone che mi stavano accanto. La mia famiglia e i miei amici incominciarono a evitarmi.
Allora gridai al Signore: “Da dove viene tutta questa collera che è dentro di me? Non c’era prima!”
Il Signore mi rispose: “Figliolo, è proprio quando l’oro viene affinato attraverso il fuoco che le impurità si mostrano”. E a quel punto mi pose una domanda che cambiò la mia vita: “Riesci a vedere le impurità dell’oro prima che sia fuso con il fuoco?”
“No” risposi.
“Questo non significa che le impurità non ci siano” continuò il Signore. Quando il fuoco delle prove ti ha colpito, queste impurità apparvero alla superficie. Erano nascoste ai tuoi occhi, ma sempre visibili ai miei. Così ora hai davanti a te una scelta che determinerà il tuo futuro: tu puoi rimanere collerico, criticando tua moglie, gli amici, il pastore e le persone che lavorano con te, oppure puoi riconoscere questa schiuma di peccato per ciò che essa è veramente, pentirti, ricevere il perdono ed io con il mio mestolo rimuoverò tutte queste impurità dalla tua vita”

SCOPRITE LA VOSTRA REALE CONDIZIONE

Gesù disse che la capacità di scoprire la nostra reale condizione è un’altra chiave per liberarci dal nostro disinganno. Spesso, quando veniamo offesi, consideriamo noi stessi come vittime e critichiamo quelli che ci hanno urtato. Giustifichiamo la nostra amarezza. la collera, l’invidia, il risentimento e l’assenza di perdono quando appaiono. Perciò Gesù dice: “Di comperare... del collirio per ungerti gli occhi e vedere” (Apocalisse 3:18). Vedere cosa? La vostra condizione reale! Questo è l’unico modo per seguire il comandamento di Gesù: “Sii zelante e ravvediti!” Tu sei veramente ravveduto quando smetti di criticare gli altri.
Quando diamo la colpa agli altri e difendiamo le nostre posizioni, siamo ciechi. Ci affanniamo a cercar di togliere la pagliuzza dall’occhio del nostro fratello, mentre una trave è nell’occhio nostro. è la rivelazione della verità che ci rende liberi. Quando lo Spirito di Dio ci rivela il nostro peccato, lo fa in modo tale da convincerci, non da condannarci.
La mia preghiera è che mentre leggerete questo libro, la Parola di Dio possa illuminare gli occhi della vostra comprensione in modo che possiate identificare la vostra reale condizione e liberarvi da ogni schiavitù derivante dalle offese. Non permettete al vostro orgoglio di impedirvi di vedere la verità e di ravvedervi.

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