Contenuto libro
INDICE
1. Introduzione alla figura di Pietro
Pietro il discepolo
2. Un discepolo come noi
3. Diventare un discepolo
4. Continuare ad essere un discepolo
5. Scelto e sostenuto come discepolo
Pietro il predicatore
6. Un maestro della predicazione
7. L’attualità della predicazione
8. La predicazione Cristocentrica
9. La franchezza della predicazione
10. Predicare… della grazia
11. La predicazione ripiena dello Spirito
Pietro il pastore
12. Un pastore di pastori
13. L’identità del pastore
14. Il dovere del pastore
15. Il cuore del pastore
16. La ricompensa del pastore
Epilogo
Appendice
Prefazione
La figura dell’apostolo Pietro è stata troppo a lungo sottovalutata. In un certo senso lui è il più conosciuto dei discepoli di Gesù. Il nome Pietro è stato dato a persone e chiese in ogni continente ed in ogni tempo. Sono molti coloro che, pur con una minima conoscenza del Nuovo Testamento, lo identificano come uno dei dodici apostoli. Forse non conoscono il nome degli altri discepoli ma quello di Pietro, sì.
Tuttavia, sotto certi aspetti, le persone sanno molto poco di lui. Nell’immaginario collettivo, Pietro è un personaggio indefinito, più leggendario che reale. La sua immagine è stata scolpita da famosi romanzi quali Il Grande Pescatore (The Big Fisherman) o il precedente Quo Vadis?, vincitore di un Premio Nobel. Da questi libri sono stati tratti poi dei film che hanno influenzato milioni e milioni di persone. Si tratta però di pura finzione, opere di fantasia basate su leggende e non sulla vera storia, opere che non possono insegnarci nulla di valido su questo apostolo. L’idea, diffusa comunemente, di San Pietro che siede alle porte del paradiso, con il suo mazzo di chiavi, è dovuta ad un’interpretazione errata della promessa di Cristo in Matteo 16:19: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli”. A causa di queste fantasie, le caratteristiche dell’uomo reale rischiano d’andare completamente perdute.
Anche gli evangelici tendono a trascurare Pietro e forse questa reazione è dovuta alle stravaganti pretese del Cattolicesimo Romano. Quest’ultimo insegna che Pietro era il capo terreno della chiesa, il predecessore dei futuri vescovi di Roma e fonte della loro autorità. Tali affermazioni non trovano alcun fondamento nel Nuovo Testamento e nella storia e avrebbero addolorato l’umile cuore dell’uomo che definiva se stesso un “anziano” (1 Pietro 5:1). Forse è stata proprio la celebrazione di Pietro per ragioni di “politica di chiesa” ad intimorire i protestanti e far sì che essi gli prestassero meno attenzione di quanta egli meriti.
A noi invece piace identificarci di più con Paolo. La sua drammatica conversione è stata il modello per molte altre esperienze come quella della “via per Damasco”. Le brillanti enunciazioni di Paolo sulla dottrina della giustificazione per sola fede arrivano dirette al cuore della nostra teologia riformata e al cuore della nostra vita. Abbiamo concentrato le nostre attenzioni sulle epistole paoline e abbiamo una notevole familiarità con l’enfasi dei suoi metodi d’insegnamento. Al contrario, Pietro sembra un personaggio mono-dimensionale, certamente piacevole e alla nostra portata negli alti e bassi del suo discepolato, ma poco profondo e poco interessante. Rispetto a Paolo, Pietro è stato studiato assai meno seriamente[1].
Si tratta di una valutazione ingiusta nei confronti di una delle più importanti personalità del Nuovo Testamento. Buona parte dei vangeli è dedicata proprio a lui ed il suo nome è riportato per primo in tutti gli elenchi dei discepoli. Pietro è la figura principale nella prima parte del libro degli Atti e l’ultima parte delle Scritture comprende due epistole di cui egli fu l’autore[2]. Il carattere di Pietro è particolarmente forte, complesso, con tante sfaccettature. Il suo ruolo di guida fu fondamentale nella storia della chiesa ed i suoi insegnamenti profondi e decisamente attuali. è davvero giunta l’ora di conoscerlo meglio.
Questo libro è solo un piccolo inizio. Attraverso di esso mi piacerebbe farvi conoscere un uomo che io sono giunto a rispettare ed amare. Non si tratta della biografia di Pietro, né di uno studio sulla sua teologia, né di una spiegazione delle sue Lettere. Ci avvicineremo a lui sotto tre aspetti. Nei vangeli lo vedremo come il discepolo che scoprì poco a poco, e a volte dolorosamente, cosa significa seguire Gesù. Nei primi capitoli degli Atti lo ascolteremo predicare autorevolmente in quanto apostolo e cercheremo d’imparare come meglio annunciare il messaggio della salvezza. Infine, nei primi versetti di 1 Pietro 5, sederemo ai suoi piedi, quelli di un uomo anziano, e osserveremo come essere pastori del popolo di Dio. In ognuno di questi ruoli - discepolo, predicatore, pastore - Pietro ha molto da insegnarci e spero che il suo esempio sia per voi di grande aiuto, così come lo è stato per me.
Certamente vi chiederete perché mai dovreste dedicare del tempo alla lettura di un libro che tratti delle responsabilità del ministero quando ogni credente conosce già bene il modello di discepolato cristiano. Se non siete né pastori né predicatori che cosa vi può insegnare Pietro su questi due aspetti così particolari? Siete indubbiamente riconoscenti per le guide che avete nelle vostre comunità, ma non sentite il bisogno di conoscere meglio le implicazioni del loro ministero. Tutto ciò è molto triste. Perché, in questo caso, non avete bisogno d’imparare a riconoscere la differenza tra una buona ed una cattiva predicazione. Non avete bisogno di imparare a riconoscere, quando lo trovate, le qualità di un pastore competente. La chiesa soffre quando i suoi membri non sono in grado di fare simili distinzioni e il più semplice modo per imparare a farle è conoscere che cosa Dio esige dagli uomini che svolgono questi ministeri.
Ecco perché le istruzioni di Dio per i predicatori e per i pastori sono contenute nella Bibbia, il libro per tutto il Suo popolo. Dio non ci ha forniti di un manuale segreto solo per professionisti. L’esercizio del ministero non ha “segrete istruzioni per l’uso” celate alla gente comune. Alex Nisbet, un predicatore scozzese del XVII secolo, viene in nostro aiuto commentando 1 Pietro 5:1, “Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi”:
“I doveri di ministri ed altri responsabili di chiesa dovrebbero essere loro impressi in presenza del gregge in modo che gli stessi responsabili siano più impegnati nel compiere tali doveri ed i membri del gregge siano capaci di discernere quei responsabili che sono scrupolosi nel compiere i propri doveri e quelli che non lo sono”[3].
Forse non siete né predicatori né pastori, ma Dio vuole comunque che capiate che cosa significa esserlo. Così saprete che cosa è giusto aspettarsi dai ministri della Parola. Sarete in grado di distinguere ciò che ha valore da ciò che non ne ha, apprezzando l’uno ed evitando l’altro. Le vostre preghiere, per il compimento delle loro responsabilità, saranno più intelligenti e coerenti. Un popolo ben informato sarà sempre un incoraggiamento, non una minaccia, per i suoi conduttori. Interesse e comprensione nei loro confronti li renderanno più devoti ed entusiasti nello svolgere il loro ministero.
Pietro ci insegnerà tutte queste cose. Ma dobbiamo e, soprattutto abbiamo bisogno, di cominciare da dove anche lui cominciò, e cioè dall’essere discepolo del Signore Gesù Cristo.
[1] Valide eccezioni possono considerarsi due opere. Simon Peter di Hugh Martin (Banner of Truth Trust, 1984) , uno studio profondo ed eloquente sui «grandi principi guida della vita santa che come a Pietro è comune a tutti i cristiani» (pag. 5), e From Simon to Peter di J. Glyn Owen (Evangelical Press). Consiglio la lettura di entrambi questi volumi.
[2] Da sempre sono stati espressi dubbi su chi sia realmente l’autore di 2 Pietro e oggi molti studiosi sono convinti che questa lettera non sia stata scritta dall’apostolo nonostante egli stesso affermi di esserne l’autore. A confermare la sicura paternità di Pietro: New Testament Introduction, IV edizione (Leicester: Apollos, 1990), pag. 805-42.
[3] Alexander Nisbet, An Exposition of 1 & 2 Peter (Banner of Truth Trust, 1982), p. 189.