In questo corposo ma leggibilissimo volume, N. T. Wright, insegnante di Nuovo testamento presso le università di Oxford, Cambridge e McGill (Canada), ci guida in un viaggio affascinante tra le antiche concezioni sulla vita dopo la morte, dalle ombre dell'Ade omerico, attraverso la speranza platonica in un'immortalità di beatitudine, fino al I Sec. a. C., in cui il mondo greco e romano negava ogni possibilità di risurrezione.
Segue l'esame delle antiche credenze ebraiche, dalla Bibbia fino ai rotoli del mar Morto e oltre. L'analisi fornisce il contesto per un approfondito esame delle concezioni del Cristianesimo delle origini sulla risurrezione in generale e quella di Gesù in particolare, da Paolo agli inizi del III secolo.
Nella parte successiva Wright si interroga sul perchè tali pensatori cristiani introducano tutti gli stessi significativi cambiamenti alla concezione ebraica della risurrezione che pure sostanzialmente condividevano.
La risposta conduce agli straordinari ed evocativi racconti pasquali dei Vangeli e all'interrogativo se costituiscano o meno invenzioni tardive. Vagliate le migliori spiegazioni storiche sulla tomba vuota e sulla credenza che Gesù sia davvero risorto corporalmente, Wright riconosce che è stata questa convinzione a condurre i primi cristiani a chiamare Gesù "Figlio di Dio". Ciò facendo, essi lanciarono una sfida, tanto politica quanto teologica, che è tuttora viva e stimolante.