Scoprire l'adorazione
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Una guida pratica alla lode e all'adorazione - Presentazione di Albino Montisci

 
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La cosa più importante che possiamo fare nella nostra vita è adorare Dio! Questo libro ci porta a considerare seriamente gli insegnamenti relativi alla lode e all'adorazione contenuti nella Scrittura aiutandoci, con preziose "istruzioni", ad entrare più intensamente nella presenza di Dio.
(Albino Montisci)

Se la preghiera è il respiro dell'anima, la lode e l'adorazione sono l'ossigeno. Dal punto di vista spirituale, la lettura di questo libro è stato come scalare una montagna e, pagina dopo pagina, mi sono trovata sulla cima, dove l'aria è più pura e il cielo più vicino. Inoltre, dal punto di vista pratico, quest'opera è un utile manuale per chi guida la lode e l'adorazione attraverso la musica.
(Rosa Battista)

Una voce valida per la chiesa odierna ... gli scritti di Bob Sorge equipaggiano i credenti con la potenza, i modelli, i principi e la pratica della lode e dell'adorazione.
(Ron Kenoly)
ISBN: 9788885290303
Produttore: Patmos
Codice prodotto: 9788885290303
Dimensioni: 135 x 195 x 22 mm
Peso: 0.330kg
Rilegatura: Brossura
Numero di pagine: 288
Lingua: Italiano

Prefazione

Da diversi anni svolgo un ministero come cantautore, musicista e worship leader in Italia ed in Europa attraverso concerti e conferenze sul tema della lode e dell’adorazione.
Sono lieto, pertanto, di presentare quest’opera che mi tocca molto da vicino e che paragono ad uno specchio d’acqua fresca a disposizione per il beneficio della chiesa!
Un libro che anima chi lo legge, comprensibile e incoraggiante, fondato su di una base biblica e diretto a uomini e donne di Dio, cioè adoratori, musicisti, cantanti e worship leader.
L’autore tratta un argomento importante ed essenziale per ogni cristiano, perché tutti siamo chiamati ad essere veri adoratori. Egli, oltre ad assumersi il compito di preparare spiritualmente e di aiutare nell’addestramento, chiarisce molto bene il concetto di “lode” e “adorazione”, facendo luce su come meglio introdursi alla presenza di Dio e come acquistare una più intima e profonda relazione e rivelazione di Lui. Inoltre, interpreta splendidamente i molteplici modi in cui lo Spirito Santo agisce e si muove efficacemente mentre si adora Dio. Poi spiega chiaramente il ruolo che un worship leader dovrebbe mantenere in collaborazione con i responsabili di chiesa, senza dimenticare di dare nozioni e consigli sulla preparazione e sulla consacrazione dei talenti al Signore. Dopo aver esposto tutto questo, sottolinea il valore e l’importanza di appartenere ad un gruppo di lode e come diventare sempre più sensibili allo Spirito affinché il cuore di chi esercita il ministero bruci per Lui, sia unto e si rivesta del manto della lode!
Il libro trasporta il lettore in una nuova dimensione della lode e dell’adorazione di Dio, che dovrebbe diventare uno stile di vita cristiana. Un viaggio, dunque, una chiave di accesso, un prezioso insegnamento al servizio della chiesa.
Dio è degno delle nostre lodi e ci stupisce continuamente con la sua creatività e con i suoi modi di agire. Noi stessi diventiamo ancora più creativi durante il nostro tempo di adorazione se entriamo nella Sua presenza con una visione più chiara di chi Egli è!
Prendiamo quindi le “istruzioni” e i buoni consigli scritti in questo libro, facciamone tesoro e saremo, senza dubbio, coinvolti in maniera nuova in questo ministero e, ancora una volta, entusiasti di Scoprire l’adorazione!

Albino Montisci,
Torino, Italia.
Giugno 2004

Capitolo gratuito

capitolo 5

Diventare un adoratore

Attraverso la dichiarazione di Gesù, sappiamo che il Padre cerca adoratori (vedete Giovanni 4:23) e che gradisce lo stile di vita dei veri adoratori. Non c’è cosa che possa piacerGli di più della qualità di vita che ha un adoratore. Spetta a noi, allora, cercare di compiacere il Signore e diventare sempre più come Cristo in ogni cosa. Sicuramente abbiamo il desiderio di essere adoratori però, a volte, non comprendiamo pienamente tutto ciò che questo comporta. Nel Nuovo Testamento non si trovano molti passi specifici sull’adorazione, ma ci sono degli ottimi esempi di quello che significa essere un adoratore. Uno di questi si trova nel racconto della donna peccatrice che unse i piedi di Gesù. Esaminiamo insieme, allora, questo passo in Luca 7:36-50 per vedere più chiaramente le qualità che caratterizzano l’adoratore.
“Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio.
Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò disse fra sé: ‘Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice’.
E Gesù, rispondendo gli disse: ‘Simone, ho qualcosa da dirti’.
Ed egli: ‘Maestro, dì pure’.
Un creditore aveva due debitori; l’uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta. E perché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?’
Simone rispose: ‘Ritengo sia colui al quale ha condonato di più’.
Gesù gli disse: ‘Hai giudicato rettamente’.
E voltatosi verso la donna, disse a Simone: ‘Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai versato l’olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama’.
Poi disse alla donna: ‘I tuoi peccati sono perdonati’.
Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: ‘Chi è costui che perdona anche i peccati?’
Ma egli disse alla donna: ‘La tua fede ti ha salvata; va’ in pace’”.
La prima lezione che si può imparare da questo racconto è che l’adoratore è un generoso donatore. Questa donna diede a Gesù un olio profumato di gran valore; il suo costo equivaleva circa al salario di un anno. Oggi il suo valore sarebbe di quindici mila euro circa. Al tempo di Gesù non esisteva un sistema bancario per depositare il denaro e la gente investiva in articoli di valore, come questo vaso d’olio profumato, per stabilire la propria sicurezza finanziaria. Il vaso di alabastro rappresentava tutto il risparmio di questa donna e forse l’aveva conservato per la sua vecchiaia.
Questo vaso d’olio non era affatto come i contenitori odierni di profumo spray che si possono aprire e chiudere a volontà, ma era fatto di alabastro e l’unico modo per aprirlo era romperlo. Inoltre, una volta rotto, tutto il suo contenuto doveva essere usato. La donna del nostro racconto non esitò anche se sapeva bene che, portando il vaso di profumo a Gesù, non poteva darGliene solo una parte ma doveva darlo tutto. Sì, o tutto o niente! Che gesto di amore generoso e bello!

è allora biblico portare un dono quando andiamo a adorare Dio. Salmo 96:8-9 esorta: “Portategli offerte e venite nei suoi cortili. Prostratevi davanti all’Eterno nello splendore della sua santità” (ND). Secondo il sistema sacrificale dell’Antico Testamento, gli adoratori dovevano portare un agnello (o un capretto, un montone o due tortone). Non potevano andare davanti a Dio senza un dono da offrirgli. “Nessuno si presenterà davanti a me a mani vuote” (Esodo 23:15). Alcuni credenti pensano di poter adorare anche se non danno, per esempio, la decima e cercano di scroccare perfino nel regno di Dio dimenticando che “gli scrocconi spirituali” non potranno mai sperimentare le gioie del vero adoratore.

Molti conduttori di chiesa cercano i metodi più vari per raccogliere le offerte e per far afferrare il profondo significato del dare, che non è un’attività separata dall’adorazione ma è parte integrante di essa. Alcuni pastori, per esempio, mettono dei contenitori davanti al pulpito e invitano i membri a dare l’offerta al Signo­re durante l’adorazione. Mentre i fratelli cantano e adorano, le famiglie possono avvicinarsi e inginocchiarsi all’altare con la loro offerta in adorazione a Dio.

Ma torniamo alla donna che alla presenza di Gesù piangeva e manifestava un cuore profondamente commosso davanti al suo Signore, un cuore ravveduto, sottomesso e sincero. Questa non è una commedia! Oggi le attrici di Hollywood riescono a piangere facilmente e senza emozioni, però le lacrime di questa donna erano proprio genuine. Personalmente devo confessare che sono poche le volte che riesco a commuovermi davanti a Dio perché come uomo mi è difficile piangere e ciò mi preoccupa. Gli dico: “Signore, il mio cuore è troppo duro davanti a Te? Desidero aver un cuore rotto e tenero nella Tua presenza!”. I momenti di adorazione più significativi per me sono quelli in cui piango davanti al Signore perché la contrizione e il pianto sono veramente elementi chiave nell’adorazione.
Il racconto continua, dicendo che la donna baciava i piedi di Gesù e questo rivela un aspetto molto bello dell’adorazione. La parola greca che noi traduciamo con adorazione è proskuneo che significa “mandare un bacio con la mano, fare riverenza e omaggio baciando la mano, inchinarsi in adorazione”. Si pensa che la parola proskuneo derivi da un’altra parola greca che significa “cane”. Quindi, probabilmente, il significato originale era “baciare come il cane lecca la mano del suo padrone”. Quando ho scoperto questo, non mi piaceva molto la cosa e così ho chiesto a Dio: “Ma Signore, sono come un cane davanti a Te? Valgo così poco nel Tuo cospetto?”. Il Signore allora, ha cominciato ad insegnarmi delle lezioni sulla etimologia di questa parola.
Anche se mi piacciono molto i cani, ne ho avuto uno soltanto per pochi anni nella mia infanzia. Tra i ricordi più belli di “Buster”, il mio cane, c’erano le occasioni in cui tornavamo a casa e ci salutava alla porta. Da fuori potevamo sentire la sua coda che batteva contro il muro e le sue zampe che graffiavano la porta e quando entravamo ci saltava addosso, ci leccava, muoveva con gioia la coda e ci girava intorno come se non ci avesse visto da molto tempo! Ricordando quelle espressioni calorose di benvenuto, il Signore sussurrava nel mio cuore: “Quanto sei entusiasta di stare con Me quando entri nella casa di adorazione?”.
Se hai mai avuto un cane, sai che si mette proprio accanto a te mentre sei seduto a leggere e, alzando lo sguardo, ti rendi conto che il cane ti fissa negli occhi. “Ma che cosa stai guardando?”. E con gli occhi sembra rispondere: “Tu sai ciò che voglio”. Finalmente, stanco d’essere scrutato, dici: “Vuoi andare fuori?”. La coda comincia a battere forte. Ecco, proprio questo aspettava! Anche per noi, un elemento dell’adorazione è aspettare davanti a Dio fissando semplicemente gli occhi su Lui. Può darsi che Egli è stanco di ascoltare le nostre continue chiacchiere davanti a Lui e qualche volta vuole richiamarci al silenzio nella Sua presenza perché pure questo è adorare. Io e mia moglie non dobbiamo sempre parlare per comunicare l’uno all’altra; a volte uno sguardo può esprimere più di mille parole. Bisogna coltivare l’abitudine di fissare lo sguardo su Dio cosicché quando Egli si muove, ce ne accorgiamo.
Poi ci sono altri momenti in cui il cane non è contento di stare accanto alla poltrona del padrone, ma vuole lasciarsi cadere proprio sopra i suoi piedi perché vuole il contatto fisico. Noi pure, non dobbiamo sentirci soddisfatti soltanto stando vicini al Signore ma avviciniamoci al Suo cuore nell’adorazione, appoggiandoci sul Suo petto!
L’evangelista Luca definì questa donna “peccatrice” e molti studiosi ritengono che si trattasse di una prostituta. Mentre lavava i piedi di Gesù lasciò cadere i suoi capelli, un modo comune in quei tempi che le prostitute usavano per sedurre i loro clienti. Senza dubbio i discepoli erano inorriditi: era proprio possibile che volesse sedurre il Maestro? Quando la donna era entrata nella sala tutti avevano fatto finta di niente, ma quando fece cadere i suoi capelli tutti la guardarono con sospetto.
Gli adoratori non possono rimanere inosservati; essi attirano l’attenzione. Per questo motivo, molti si trattengono dall’entrare nella pienezza dell’adorazione perché hanno paura di quello che gli altri possano pensare di loro. Tale pressione condiziona l’adorazione e perciò, numerosi credenti sono impediti a ricevere la benedizione che scaturisce dall’adorare il Signore con tutto il cuore. Essere oggetto delle critiche altrui fa parte del costo legato all’essere un vero adoratore.

Ovviamente questa donna non seguiva le forme tradizionali dell’adorazione, infatti, nei Salmi non si menzionano mai né lacrime, ne baci e neppure l’olio profumato versato sui piedi del Signore. Visto che il salmista Davide non lasciò nessun’istruzione per quanto concerne queste cose possiamo dedurre che non esistono formule per l’adorazione perché essa è un’opera del cuore e il cuore si esprime in maniera sempre diversa.

Questa donna aveva cercato di soddisfare il suo bisogno di amore con gli uomini, ma solo in Gesù trovò Colui che amava l’anima sua. Per molti di noi è difficile esprimere apertamente amore agli altri intorno a noi e allora, come possiamo dire d’amare Dio che non vediamo? Apriamoci all’affetto fraterno con i nostri fratelli e le nostre sorelle spirituali e godremo la nostra relazione con il Signore in un modo più profondo.

Un altro aspetto dell’adorazione si comprende nel pensiero dispregiativo di Simone: “Costui se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice” (Luca 6:39). L’adoratore riceverà senz’altro la critica di alcuni e l’approvazione di altri. Quando per esempio, Davide, vestito di un efod di lino, accompagnava l’arca del patto a Sion e danzava con forza davanti al Signore, Mical (sua moglie) gli andò incontro e disse: “Bell’onore si è fatto oggi il re d’Israele a scoprisi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi come si scoprirebbe un uomo da nulla!” (II Samuele 6:20). A motivo di questa sua critica Mical fu sterile fino al giorno della sua morte. Così stiamo attenti e non critichiamo gli atti genuini di adorazione perché rischiamo la sterilità spirituale.

Nella chiesa di oggi l’adorazione è spesso argomento di controversia tanto che alcune comunità si sono addirittura, divise a causa delle questioni intorno ad essa. La vera adorazione suscita la critica degli sterili spirituali, ma gli adoratori autentici sono pronti a pagarne il ­prezzo!

La scelta è qui davanti a noi: possiamo scegliere di piacere agli uomini oppure possiamo decidere di piacere a Dio perché raramente è possibile accontentare tutti. Questa donna peccatrice scelse di sopportare la censura e la critica pur di sentire l’approvazione del Maestro: “Va’ in pace”.

Per tutto il tempo in cui la donna unse i piedi di Gesù, i discepoli sicuramente pensavano: “Perché Gesù non fa qualcosa? Questa donna è ovviamente fuori luogo! Perché Gesù non la rimprovera? Perché non interviene?”. Quando Gesù le diede la Sua attenzione, i discepoli fecero un sospiro di sollievo, perché prendeva finalmente il controllo della situazione. Ma invece di rimproverarla, Gesù la lodò. Questa storia ci dà la sicurezza che se adoriamo, Dio risponderà, si volgerà verso di noi e ci parlerà perché è bramoso di farlo.

C’è molta differenza tra la chiesa che adora e la chiesa che non adora. I farisei potrebbero rappresentare la chiesa che non adora e in altre parole, la chiesa che prende più piacere nelle sue radici storiche che nelle sue espressioni di adorazione. I farisei erano gli insegnanti dell’epoca e rappresentavano coloro che studiavano bene il significato delle parole e avevano una teologia razionale e dogmatica dell’adorazione ... probabilmente qualcuno di loro ha scritto uno degli ultimi libri sull’adorazione! Quello che importa non è però una teologia corretta dell’adorazione ma un cuore pieno di amore che invoca Dio!

I discepoli erano stati molte volte ai piedi di Gesù e avevano una conoscenza intellettuale dell’adorazione, ma grazie ad una donna peccatrice (e ignorante dei molteplici aspetti dell’adorazione), essi capirono la figura dell’adoratore. La maturità spirituale e la conoscenza non ci esonerano dall’essere un vero adoratore perché non cresceremo mai abbastanza nel Signore da non avere più il bisogno di adorarLo. Il Salmo 107:32 dice: “Lo lodino nel consiglio degli anziani!”. Nell’Apocalisse si legge degli anziani che ripetutamente si prostrano in adorazione davanti al trono di Dio (vedete Apocalisse 4:9-10). In verità, spetta agli anziani e ai maturi spirituali una responsabilità più grande di adorare il Signore e di essere modelli di adorazione per gli altri. I discepoli dovevano essere degli esempi di adorazione in questa storia ma, invece, avevano bisogno loro stessi di imparare. Purtroppo, in molte delle nostre chiese gli anziani sono i più inibiti nell’adorazione e invece di spronare agli altri con il loro esempio, li ostacolano con i loro atteggiamenti negativi. I pastori, gli anziani, i diaconi (tutti i leader della chiesa) devono svolgere il compito divino di guidare i credenti, con il loro esempio, verso una sincera adorazione.
Qualche giorno dopo quest’esperienza, forse Pietro camminava per le strade della città mentre cercava Gesù e ad un tratto sentì un odore conosciuto: il profumo che la donna “peccatrice” aveva versato sul Maestro. Pietro girò velocemente l’angolo pensando di trovare il Signore ma, invece, ecco quella donna! Per giorni dopo l’unzione, lei portava addosso il profumo di Cristo! La gloria dei veri adoratori è portare il profumo di Cristo dopo aver riversato loro stessi nell’adorazione.


Adorare liberi dalla colpa
Le ultime parole di Gesù: “I tuoi peccati sono perdonati” contengono una lezione meravigliosa; la donna ha prima adorato e poi ha ricevuto perdono e purificazione. Ecco il punto: anche se c’è il peccato nella nostra vita, è possibile avvicinarci a Dio in adorazione per poi trovare purificazione. Troppe volte comunque, permettiamo a un sentimento di colpa di rubarci questa benedizione e lottiamo con la condanna. Siamo così esperti nell’autocondanna che se non abbiamo un motivo per sentirci colpevoli ne inventiamo subito un altro! Il comandamento di Gesù: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:48), sembra impossibile da raggiungere.
Non c’è niente che possa indebolire così fortemente la nostra testimonianza come la condanna e il senso di colpa. Infatti, questa è una delle principali ragioni per cui molti degli eletti di Dio rimangono lontani dal vivere vittoriosamente la vita cristiana. Eppure è veramente possibile essere liberati dai lacci della colpa e della condanna e adorare il Signore in libertà e santità!
Romani 8:1 risuona con forza e chiarezza: “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù”: punto e basta. è chiaro nella Scrittura che essere “in Cristo” è l’unica condizione per sperimentare la liberazione dalla condanna perché la giustizia di Dio viene accreditata a noi. “Ora però indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio, dalla quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono” (Romani 3:21-22). Il profeta Geremia parlò profeticamente del Signore Gesù dicendo: “Questo sarà il nome con il quale sarà chiamato: Signore-nostra-giustizia” (Geremia 23:6). L’Apostolo Paolo dichiarava che Gesù Cristo “è stato fatto per noi ... giustizia” (I Corinzi 1:30) e che “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (II Corinzi 5:21).
Da questo passo si comprende chiaramente che non si guadagna questa giustizia tramite le opere buone, ma che essa è il premio della fede. Mediante la fede in Gesù Cristo, quindi, siamo la giustizia di Dio ed Egli ci vede letteralmente rivestiti della giustizia di Gesù Cristo! Non è qualcosa per cui ci sforziamo ma è qualcosa che realizziamo quando poniamo la nostra fiducia nel Signore Gesù. Ecco perché il comandamento di Gesù di essere “perfetti” non è più impossibile per noi! In Cristo siamo resi perfetti nella perfezione di Dio Stesso! Questa verità deve penetrare i nostri cuori se vogliamo entrare nella presenza di Dio e adorare liberi da ogni sentimento di colpa.
Ci fu un periodo della mia vita in cui lottavo con un peccato specifico e ricorrente che avevo difficoltà a sconfiggere. Quanta colpa sentivo ogni volta che cercavo di adorare! Non riuscivo a trovare libertà nel mio spirito perché mi sentivo un fallimento davanti a Dio. Mi sono allontanato dal Signore pensando addirittura, che Egli non volesse avere comunione con un Suo figlio dominato dal peccato e per anni la colpa e la condanna mi hanno impedito di godere le benedizioni della comunione costante con mio Padre!
Ho imparato che non devo permettere al peccato di bloccare l’intima comunione con Dio. Il peccato nella nostra vita non sorprende affatto Dio ed Egli non ci condanna e non ci respinge neanche quando pecchiamo. Dio ci convince di peccato ma non ci condanna mai. La convinzione e la condanna sono due cose diverse e si trovano ai poli opposti: la convinzione porta al ravvedimento mentre la condanna porta alla disperazione, la convinzione porta alla vittoria sul peccato mentre la condanna porta alla sconfitta più abietta, la convinzione ci porta verso Dio mentre la condanna ci lascia impotenti e scoraggiati. Dio convince e l’uomo condanna. Gesù disse: “Infatti, Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare [condannare] il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:17). Ecco l’affermazione di Gesù alla donna colta in adulterio, dopo che i suoi accusatori se ne erano andati uno dopo l’altro: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (Giovanni 8:11).
Il senso di colpa e la condanna sono gli impedimenti più grandi nei culti di adorazione e da troppo tempo viene suggerita la soluzione sbagliata! Ci dicono: “Prima dovete ravvedervi davanti al Signore, ricevere il Suo perdono e poi venire all’adorazione. Non venite davanti a Dio senza la purificazione”. Dio non ci ha mai detto così: questa è la soluzione umana. Un giorno il Signore mi ha fatto comprendere chiaramente la Sua soluzione mentre leggevo questo passo in Luca 7 e sono rimasto impressionato dal fatto che Gesù perdonò questa donna peccatrice dopo che lei aveva adorato il Signore in un modo bellissimo ed eloquente. Ecco il giusto ordine: prima adorò e poi fu perdonata!
Gesù non ci ha mai detto: “Aspetta un attimo; c’è del peccato nella tua vita! In tale condizione non devi avvicinarti o amarmi!”. Al contrario, dice: “Vieni vicino a Me, appoggiati al mio petto e rimaniamo in comunione”. E poi ci promette di purificarci mentre Lo adoriamo. Non ci purifichiamo per poter adorare ma adoriamo e di conseguenza, siamo portati alla purificazione. L’unica occasione in cui non è appropriato adorare Dio con il peccato nella propria vita, è quando non si ha l’intenzione di cambiare. è ipocrisia adorare il Signore e allo stesso tempo nascondere deliberatamente uno stile di vita peccaminoso senza nessun desiderio di ravvedimento. Il primo passo verso la soluzione è adorare Dio, poi riconoscere il peccato nella propria vita, confessarlo e desiderare la potenza di Dio per poterlo vincere.
Non sto proponendo un genere di grazia “scadente” perché Dio odia il peccato che non può sussistere nella Sua presenza. Quando pecchiamo dobbiamo rifugiarci nella Sua presenza dove riceviamo guarigione, purificazione, santità e rettitudine. Questo è il messaggio del canto di W. B. Bradbury:

Oh, Gioia dei puri! Gesù m’ha redento!
Or l’ira divina rimossa è da me.
La grazia è il mio canto, felice mi sento
E fisso, o Signore, lo sguardo su Te!

Spesso accade che nel momento in cui ci troviamo nel dolore della colpa e della condanna, ci allontaniamo e ci nascondiamo dalla fonte di guarigione e perdono. La condanna ci porta via dall’unico balsamo che potrebbe risanare la nostra anima!
Inoltre, la condanna ci deruba della beata purificazione che proviene dall’adorazione e porta via la nostra vitalità spirituale finché arriviamo ad essere consumati. Più evitiamo l’adorazione e più grande sarà la nostra contaminazione e poi, con una maggiore contaminazione, ci sarà una condanna maggiore che segnerà una separazione ancora più netta tra noi e Dio. Come redenti, è nostro privilegio benedetto avvicinarci a Lui quando ci troviamo inquinati dal peccato per ricevere la potenza guaritrice che scaturisce dalla Sua presenza.


Atteggiamenti che impediscono l’adorazione
Oltre alla condanna e al senso di colpa, rimangono molte altre insidie e impedimenti per l’adorazione. Il deterrente principale dell’adorazione si trova negli atteggiamenti sbagliati della mente e del cuore.
L’orgoglio è senza dubbio l’ostacolo più grande all’adorazione ed è ciò che ha rovinato più culti che tutte le forze dell’inferno insieme. è l’orgoglio che ci fa gravitare verso l’adorazione smorzata e contenuta perché il nostro io non viene mai nutrito dall’adorazione fatta con tutto il cuore, è l’orgoglio che ci trattiene dall’innalzare le nostre voci senza timore nella comunità, è l’orgoglio che ci deruba della gioia e della liberazione che vengono quando danziamo e alziamo le mani o ci prostriamo nella presenza del Signore, è l’orgoglio che ci chiude nella prigione della timidezza e della soggezione spirituale, è l’orgoglio che trova delle scuse come questa: “Non è il mio stile di lode”. L’orgoglio non si assume mai le responsabilità e mai riconosce le proprie colpe, ed è uno degli impedimenti più insidiosi perché è difficile smascherarlo. La carne non riconosce mai che la causa principale del problema è l’orgoglio!
Ricordiamoci che l’essenza dell’adorazione è la sottomissione e l’umiltà, infatti, adorare significa abbassare noi stessi e innalzare Dio. Eppure abbiamo sviluppato la capacità straordinaria di adorare Dio senza sacrificare la nostra compostezza. Come è possibile esclamare: “Io esalto il Signore” senza umiliare se stessi? Nel secolo scorso battere le mani o alzarle nell’adorazione richiedeva molta umiltà mentre adesso queste espressioni di lode sono ben accettate. è possibile, quindi, per i credenti di oggi alzare le mani senza sacrificare l’orgoglio personale semplicemente perché tale comportamento è diventato accettabile in molti ambienti. Siamo pronti a adorare in maniera diversa, secondo l’impulso dello Spirito, indipendentemente dall’opinione degli altri?
L’orgoglio è molto sensibile ai giudizi altrui nell’adorazione e proprio nel momento in cui il Signore dovrebbe prendere il primo posto, ci preoccupiamo più dell’opinione degli uomini che di quella di Dio. L’orgoglio è peccato! Che possiamo essere ben disposti, dunque, ad abbandonare la nostra compostezza per adorare Dio con tutto il cuore! Ecco uno dei migliori consigli che io abbia mai ricevuto: “Non fare mai qualcosa perché gli altri ti stanno guardando, e non trattenerti mai dal fare qualcosa perché gli altri ti stanno guardando”!
L’adorazione spesso soffre di una specie di edonismo “a rovescio”. L’edonismo è una filosofia della vita moderna che identifica il bene con il piacere. Si vede subito che la nostra società è edonistica perché, dovunque intorno a noi, le persone cercano di soddisfare i loro desideri sensuali. Al contrario, se qualcosa non dà soddisfazione, allora non si fa. Applicando ciò all’adorazione suonerebbe più o meno così: “Se non ti senti di adorare, non ti preoccupare. Dio comprende la tua debolezza e non ti giudicherà!”: “Lo spirito è pronto ma la carne è debole”. è importante che si partecipi all’adorazione specialmente quando non ci si sente di farlo perché se lasciamo che i nostri sentimenti controllino l’adorazione, non otterremo mai la vittoria nel nostro cammino cristiano. Noi non adoriamo perché ci sentiamo di farlo, ma perché Gesù Cristo ne è degno!
Un altro atteggiamento sbagliato nell’adorazione è quello della presunzione. In modo frivolo e leggero arriviamo al culto di adorazione dicendo: “Ciao, Dio, è bello stare di nuovo con Te questa settimana”. Vantiamo il diritto di avvicinarci a Lui anche se abbiamo vissuto egoisticamente tutta la settimana e pretendiamo la grazia di Dio aspettando che lo Spirito Suo ci benedica copiosamente senza nessun sacrificio, senza nessun impegno nella preghiera e senza nessun pentimento da parte nostra.
Un altro male che può affliggere l’adorazione è “lo spettatorismo”. è facile che siamo così tanto trascinati nell’osservare tutto ciò che succede nel culto che non adoriamo affatto! L’Apostolo Paolo, nelle sue epistole, non ha mai menzionato il “ministero dello spettatore”, ma siamo stati tutti chiamati a partecipare attivamente.
L’adorazione collettiva non dovrebbe assomigliare ad un evento sportivo che attira degli spettatori. Il Dr. Graham Truscott fece un paragone tra l’adorazione e il calcio descrivendo la partita come migliaia di spettatori bisognosi di esercizio fisico che guardano delle squadre bisognose di riposo. Alcune chiese hanno la mentalità degli spettatori nei loro culti e quello che succede sul pulpito della chiesa domina così tanto l’attenzione di tutti che nessuno partecipa all’adorazione.
L’adorazione non è eseguita da qualcuno per conto di altri, infatti nessuno può adorare Dio al posto di qualcun altro. Tutti noi siamo stati chiamati come sacerdoti regali ad offrire sacrifici di ringraziamento e lode al Signore (vedete Romani 12:1; I Corinzi 3:16; I Pietro 2:5-6; Apocalisse 1:6). L’orientamento spettatori/adoratori non esiste nel Nuovo Testamento ma tutti dobbiamo innalzare la lode gloriosa a Dio. La vera adorazione deve andare oltre le dinamiche comunitarie e portarci a una vera comunione personale e verticale con Dio.
Anche, il sentimentalismo può ostacolare l’adorazione: quello che nasce quando la musica ci appassiona più del messaggio dei canti. I canti più familiari possono diventare sentimentali per noi e perdono la capacità di stimolare la nostra mente verso l’adorazione. Chi guida la lode deve considerare la potente influenza che la musica ha sulle emozioni e deve scegliere canti che non diano solo una risposta a livello emotivo, ma che tocchino tutto il nostro essere: corpo, anima e spirito.
Quando il popolo d’Israele respinse la parola del Signore mandata tramite il Suo servo Ezechiele, il Signore disse: “Ecco, tu sei per loro come la canzone d’amore di uno che ha una bella voce e sa suonare bene; essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica” (Ezechiele 33:32). Dio sa bene che siamo catturati facilmente da una bellissima melodia ma che facciamo poca attenzione alle parole e, perciò, ogni tanto mentre lodiamo, dovremmo chiederci se stiamo trascurando il messaggio del canto che può trasformarci.
Noi esseri umani siamo stati creati per godere la musica e Dio ha messo questa buona sensibilità in ognuno di noi. Infatti, la musica serve ad aprire e intenerire il nostro cuore verso di Lui ma non bisogna mai darle un’importanza maggiore di quella che ha. La musica è il mezzo e non il fine, tanto che Sant’Agostino osservò: “Quando la voce di colui che canta mi commuove più delle parole cantate, confesso di aver peccato”.
Un altro atteggiamento sbagliato nell’adorazione è fingere la devozione, cioè pronunciare le parole di un canto sapendo che il nostro cuore non partecipa al messaggio. Nulla è più ripugnante per il Signore dell’indifferenza e dell’ipocrisia. Durante un’epoca della storia d’Israele, il popolo faceva sacrifici agli dèi pagani e poi andava ad offrire anche dei sacrifici a Dio. Notate ciò che Dio disse tramite il profeta Amos: “Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni. Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza. Allontana da me il rumore dei tuoi canti! Non voglio più sentire il suono delle tue cetre!” (Amos 5:21-23). Dio preferisce vederci con la bocca chiusa piuttosto che sentire la nostra adorazione priva di sincerità.
Un altro atteggiamento pericoloso è la paura della manipolazione. C’è chi dice: “Non permetto che questo worship leader mi spinga. Voglio vedere proprio se riesce a farmi rispondere alla sua guida!”. è irrilevante vedere se l’approccio di chi guida l’adorazione sia appropriato o meno, infatti, spesso il vero problema è il rifiuto di adorare solo perché il modo in cui guida quella persona ci irrita. Dio rimane degno dell’adorazione nonostante i limiti dei conduttori.
Un ultimo atteggiamento che bisogna cambiare, è quello nascosto nelle ultime parole di una chiesa morente: “Noi non abbiamo mai fatto così”. Proprio per questo motivo dobbiamo farlo! Sicuramente l’adorazione andrà migliorando se ci sforziamo di provare delle cose nuove e se siamo disposti a scoprire tutto ciò che Dio vuole insegnarci riguardo ad essa.
Diventare un adoratore è un privilegio e una sfida ma, soprattutto, è ciò che diletta il cuore di Dio più di ogni altra cosa. Non basta che i credenti siano preparati ad adorare senza riserve ma è indispensabile che chi guida venga alla giusta conoscenza del ruolo dell’adorazione nella vita comunitaria. I nostri culti saranno efficaci quan­do l’adorazione sarà guidata con uno scopo ben preciso.

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