"Per lo storico della chiesa, Comenio come personaggio della teologia del suo tempo è tema altrettanto affascinante quanto scoraggiante. L'uomo che diede al mondo il dono della prima pedagogia moderna fu, com'è noto, pastore e poi senior (= vescovo) dell'Unità dei Fratelli Boemi, la chiesa evangelica boema che si ricollegava alla tradizione hussita. Tuttavia, nonostante il manifesto amore per i problemi teologici, non produsse un vero e proprio scritto programmatico - una disamina, per esempio, della dottrina della predestinazione, o dei sacramenti, o dell'ispirazione della Scrittura - che permetta di situarlo nella cultura teologica protestante del suo tempo. Se la sua figura grandeggia nella storia della pedagogia del Seicento, non si può affermare che abbia avuto una grande risonanza in quella della teologia. Trattare del suo contributo all'elaborazione teologica di quel secolo implica dunque tutta la responsabilità dell'interpretazione di un colosso e tutte le difficoltà filologiche di un lavoro attorno a un autore minore. [...]"; "La concezione comeniana della teologia rimane nel quadro che l'ortodossia protestante del primo Seicento assegnava a tale disciplina. Come quella, essa pone al centro della ricerca teologica il verbo rivelato, fonte se non esclusiva, comunque privilegiata del discorso de Deo; come quella sottolinea le implicazioni pratiche (si ricordi l'espressione di Comenio: "Teologo è colui che insegna i pensieri misteriosi di Dio con la parola e con la vita"); come quella, afferma che la teologia non consiste solo in un sapere, ma anche in un fare, non è soltanto gnosi, ma anche agape".