Dietro il genio matematico e celebrato inventore, si nascondeva un animo profondamente inquieto. Pascal, infatti, non ignorava i limiti intrinseci della conoscenza umana. Sentendosi egli stesso perso, iniziò a cercare per capire se Dio “abbia lasciato qualche segno di sé”.
La sua ricerca non fu indolore. Al contrario, fu travagliata, anche perché rivelò a Pascal aspetti della sua persona che prima non aveva visto. Alla fine, però, il baratro fu superato: non perché Pascal riuscì ad attraversarlo, ma perché scoprì che Dio lo aveva già attraversato, venendo lui stesso a noi nella persona di Gesù. Fu la scoperta che trasformò la sua vita.
Negli ultimi cinque anni della sua breve vita Pascal perseguì un progetto: raccogliere in un libro le riflessioni che aveva fatto nel corso della sua ricerca esistenziale, soprattutto per spiegare all'uomo della nascente età moderna come e perché le sue esigenze più profonde possono trovare risposta unicamente nel Dio rivelatosi in Cristo.
Questo libricino è una raccolta di alcuni dei suoi Pensieri.
“Nel vedere l’accecamento e la miseria dell’uomo, nel considerare tutto l’universo muto, e l’uomo senza luce, abbandonato a se stesso e come sperduto in quest’angolo dell’universo, senza sapere chi ce lo abbia messo, che cosa sia venuto a farci, che cosa diverrà morendo, incapace di qualsiasi conoscenza, sono preso da spavento, come un uomo che sia stato portato addormentato in un’isola deserta e spaventosa e si svegli senza sapere dov’è, e senza modo di uscirne.
E stupisco che non ci si disperi di una condizione tanto miserabile. Vedo accanto a me altre persone, di consimile natura: domando loro se siano meglio istruite di me; mi rispondono di no; e tuttavia questi miseri sperduti, dopo aver dato un’occhiata intorno a sé e aver visto qualche oggetto piacevole, gli si sono gettati sopra e gli si sono aggrappati.
Quanto a me, non ho potuto attaccarmici e, considerando come più probabile che esista qualcos’altro oltre a quello che vedo, ho cercato se Dio abbia lasciato qualche segno di sé”.
– Blaise Pascal