Prefazione
Uno dei non molti “eretici” del medioevo noti nel- la cultura storica diffusa è Valdo o Valdesio di Lione. Se non ad altro, la sua notorietà è legata alla sorpren- dente sopravvivenza secolare dei Valdesi, ovvero del- la minoranza religiosa, dal Cinquecento collegata al mondo riformato, con centro geografico nelle cosid- dette Valli Valdesi, tra le Alpi Cozie a occidente di to- rino. in questa sede non ci occuperemo, ovviamente, della avventura dei Valdesi alpini nel corso dei seco- li, né dei loro rapporti effettivi o fantasiosi con l’ere- tico di Lione. intenzione è di concentrarsi sulla vicen- da di quest’ultimo in modo indipendente dalle varie interpretazioni e dai diversi usi che di Valdo sono sta- ti fatti a partire dalla storiografia, protestante e non, per finire nella letteratura divulgativa (per lo più inat- tendibile). in verità, interpretazioni e usi si ritrovano pure in precedenza, negli ultimi secoli del medioevo: anche su questi non ci soffermeremo. tuttavia non pos- siamo non ricordare come troppo spesso, nel passato e nel presente, persino storici più o meno illustri ante- pongano al nome Valdo un altro nome, Pietro: ed ec- co il Pietro Valdo della tradizione! non occorrono ri- cerche approfondite per scoprire che Pietro è un’ag- giunta, per dir così, polemica e rivendicativa compar- sa nel secolo xiv: a contrapporre Valdo al Pietro di roma, ossia il papa della Chiesa cattolico-romana. im- plicita era la convinzione che un vero Pietro, in alter- nativa di autenticità cristiana, si sostituisse al falso Pietro, che si autoproclamava ed era proclamato quale successore dell’apostolo “pietra fondativa” della chiesa di Gesù Cristo.
di tutto ciò non vi è cenno nella documentazione più antica e attendibile: non occorre perciò insistervi. il discorso deve essere orientato invece sul semplice Valdo o Valdesio di Lione. Si tenterà qui di fornire i tratti della sua vicenda umana e cristiana, che risulte- ranno necessariamente frammentari, poiché fonti e do- cumenti hanno trasmesso informazioni parziali, limi- tate, distorte, fantasiose: perciò da considerare, da va- lutare e da utilizzare attraverso vari filtri, non ultimi i diversi contesti in cui fonti e documenti sono stati pen- sati e redatti. Le prime e i secondi non consentono di pervenire a elaborare una biografia di tipo classico: dalla nascita alla morte del soggetto considerato. d’al- tronde, Valdo – nato non sappiamo quando e morto al- l’incirca nel 1206/120 – intanto è interessante in quan- to ha vissuto, al passaggio dal xii al xiii secolo, un’espe- rienza religiosa da considerare non secondaria, se non proprio eccezionale, nella cristianità latina. Si badi: ta- le affermazione non dipende da un giudizio a poste- riori, condizionato da motivi confessionali o ideologi- ci; ma – in negativo o in positivo – è già nei contem- poranei: in chi lo aveva conosciuto personalmente e in chi ne aveva sentito parlare da testimoni oculari.
Proprio il privilegiamento di tali testimonianze co- stituisce uno dei caratteri peculiari di questo libretto. in modo consapevole e progettuale si è scelto di insi- stere su documentazione elaborata in contemporanea alla vicenda terrena di Valdo, nel senso che si analiz- zeranno fonti e documenti prodotti in più o meno stret- to collegamento con quella vicenda mentre era presen- te e viva. Perciò useremo i testi nella lingua origina- ria, che è il latino, fornendone comunque sempre la traduzione in italiano. L’apparente pesantezza tipogra- fica, che ne potrebbe derivare, non deve distrarre da un intendimento di significato assai superiore: quello di mettere qualsiasi lettore nella condizione di riper- correre i procedimenti analitici ed espositivi seguiti nello svolgimento del mestiere di studioso di storia.
Crediamo che siffatte scelte costituiscano novità – il cui rilievo spetta ad altri valutare – dall’elevato va- lore euristico ed ermeneutico. tuttavia, la tensione ver- so la verità fattuale richiede di andare al di là di fon- ti e documenti dopo averne tratto i dati documentari, appunto. Certo, è assai noto come, in generale, i testi- moni oculari diano versioni non sempre coincidenti degli avvenimenti a cui hanno assistito; ma è altrettan- to certo che, anatomizzando le loro testimonianze, si può giungere nei pressi della verità, girando intorno a essa e chiarendo via via le varie facce del dato inseri- to all’interno del fenomeno di cui il dato è parte costi- tutiva. non ci si lasci intimorire o travolgere dalle pa- role: alla fine della lettura delle analisi – che seguiran- no – delle singole testimonianze apparirà chiaro il me- todo che qui, in rapida sintesi, viene teorizzato, ma che avrà e ha la sua verifica nella pratica della ricerca. dob- biamo muovere dalla certezza che, al volgere dal xii al xiii secolo, è esistito un uomo di Lione di nome Val- do o Valdesio («ego Valdesius», si legge in un docu- mento del 110), la cui esistenza ha lasciato non solo labili tracce, ma ha fatto produrre tangibile documen- tazione. Ha fatto produrre, non ha prodotto: sì, perché di Valdo non è pervenuto scritto di sorta, se mai egli ne redasse alcuno. non diversamente da altri “eretici” del medioevo, tutte le cose che possiamo conoscere di lui ci sono giunte in modo indiretto, attraverso altri: per lo più avversari, anche se non mancano testimo- nianze di persone a lui vicine e favorevoli.
Il soggetto del nostro interesse è muto. Perciò di- viene un oggetto di cui molti hanno parlato. Perciò le domande si affollano: attraverso le loro parole scritte riusciremo mai a penetrare nel soggetto? a sapere dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti, delle sue elabora- zioni, delle motivazioni profonde o contingenti delle sue scelte? La risposta non può che essere negativa. Accontentiamoci di avvicinare la sua vicenda umana e cristiana, di ruotarvi attorno, di guardarla dall’ester- no attraverso gli occhi interessati e condizionati di al- tri: quale l’interesse dei testimoni? quali i loro condi- zionamenti? rispondere a queste domande è la condi- zione per una esegesi non ingenua né superficiale di fonti e documenti e per un discorso che non sia ingan- nevolmente narrativo, ma che sia ancorato alla docu- mentazione e a un rigoroso e critico metodo storico: distaccandoci dall’oggetto della ricerca e, nel contem- po, rispettandone le peculiarità, inserite in un partico- lare contesto. occupandoci di Valdo, tratteremo delle relazioni da lui stabilite in modo voluto o subite in ma- niera impositiva o casuale: anche verso quelle relazio- ni e gli individui implicati occorrerà avere distacco e rispetto.
Per precisa scelta non ci soffermeremo, invece, spe- cificatamente sui seguaci di Valdo, vale a dire i Pove- ri in spirito, o Poveri di Lione, o Valdesi, e sulle vicen- de che li riguardano al passaggio dal xii al xiii seco- lo. Su tutto ciò da tempo esiste una straordinaria mo- nografia a opera di Kurt-Victor Selge dal titolo Die ersten Waldenser, che, pubblicata nel 16, rimane a tutt’oggi insuperata, benché non sempre adeguatamen- te conosciuta, considerati l’ostacolo della lingua in cui è scritta e la mancanza di traduzioni in idiomi più lar- gamente diffusi del tedesco. in questo nostro piccolo libro non si potrebbe andare al di là di un riduttivo riassunto delle analisi, delle acquisizioni e delle conclu- sioni dello studioso tedesco. Per altro verso, rivolgen- doci ai Poveri in spirito, o Poveri di Lione, o Valdesi, saremmo spinti verso una trattazione assai estesa e ten- dente a mettere in secondo piano, quando non a sbia- dire, la figura di Valdo: il quale per noi, qui, rimane e rimarrà, sempre e comunque, il personaggio fonda- mentale di una vicenda che da lui prende origine e che con lui deve fare di continuo i conti.