14 giugno 2009. Asia Bibi è una contadina pakistana di fede cattolica, sposata e madre di due figlie. Quel giorno è impegnata nella raccolta di bacche insieme ad altre lavoratrici. Scoppia un diverbio con alcune donne di religione musulmana che la accusano di aver contaminato il recipiente per attingere acqua al pozzo. In quanto cristiana, non avrebbe dovuto usare lo stesso bicchiere: lei è haram, impura.
Il 19 giugno, le donne denunciano Asia alle autorità sostenendo che, durante la discussione, avrebbe offeso il profeta Maometto. Nonostante contro di lei non ci sia nessuna prova, viene condotta nel carcere di Sheikhupura. Condannata a morte per aver rifiutato di convertirsi all’islam, in seguito alle pressioni internazionali la sentenza viene sospesa, ma Asia dovrà comunque passare nove anni in prigione, tra sofferenze e privazioni.
Definitivamente assolta, oggi ha lasciato il Pakistan e vive in Canada con la famiglia. Questo libro-testimonianza è il racconto della sua vicenda, diventata il simbolo delle aberrazioni dell’estremismo religioso.